Prime
id.
Regia
Ben Younger
Sceneggiatura
Ben Younger
Fotografia
William Rexer
Montaggio
Kristina Boden
Musica
Ryan Shore
Interpreti
Meryl Streep, Uma Thurman, Bryan Greenberg, Jon Abrahams
Anno
2005
Durata
105'
Nazione
USA
Genere
commedia
Distribuzione
Eagle Pictures
Le commedie romantiche americane, sembrano essere fatte tutte con lo stampino. La struttura narrativa principale è rigidissima nell’incontro tra un Lui ed una Lei che si piacciono, si innamorano, si lasciano, si riprendono per poi nel convulso e risolutore finale si rilasciano per riprendersi. Un via vai continuo che ha scadenze e tempi precisi; quindi rispettati al secondo. Su questa struttura viaggia una seconda griglia consistente nella mappa dei personaggi che vi agiscono, anch’essa costruita secondo indirizzi noti e meccanici. Su tali costanti, vi si innesta la variabile che rappresenta poi il McGuffin del film, lo spunto intorno a cui tutto ruota. Prime, opera seconda di Ben Younger (Boiler Room), non sfugge a tale classificazione.
Lui (Bryan Greenberg) 23enne con aspirazioni da artista; Lei (Uma Thurman) 37enne divorziata da poco ed in analisi; l’Altra (Meryl Streep) madre di Lui e psicoterapeuta di Lei. L’improbabilità della situazione ha in se un certo potenziale umoristico, caricato da un’ambientazione radical-progressista-ebrea newyorkese che ne accentua i toni grotteschi e surreali, che il regista riesce a ben gestire in d eterminati momenti, come le sedute di analisi in cui Lei racconta alla sua analista i primi rapporti sessuali con il figlio o i pruriti sessuali dello stesso. Per il resto il film si dipana in maniera prevedibile, appesantito da situazioni di raccordo che l’uso di ellissi avrebbero reso più agevole, soprattutto nella parte conclusiva dell’opera. Girato con piglio indipendente fatto di uso di macchina a mano e di una fotografia in stile documentaristico del direttore della fotografia William Rexer, di converso ci mostra una New York realistica e poco turistica, un omaggio ad una città, fatta di piccoli locali etnici, cinema di quartiere che proiettano retrospettive di Antonioni, appartamenti lussuosi e piccoli rifugi di artisti squattrinati, che ricorda molto o sin troppo la New York descritta e dipinta da Woody Allen, quella città ideali in cui ci sarebbe tanto piaciuto vivere. Un film dai toni lievi, godibile seppur imperfetto che ha la sua principale ragione d'essere nella performance divertente e divertita di una Meryl Streep a cui doti da commedia non fanno difetto.
[fabio melandri]