Le
commedie romantiche americane, sembrano essere fatte tutte con
lo stampino. La struttura narrativa principale è rigidissima
nell’incontro tra un Lui ed una Lei che si piacciono,
si innamorano, si lasciano, si riprendono per poi nel convulso
e risolutore finale si rilasciano per riprendersi. Un via vai
continuo che ha scadenze e tempi precisi; quindi rispettati
al secondo. Su questa struttura viaggia una seconda griglia
consistente nella mappa dei personaggi che vi agiscono, anch’essa
costruita secondo indirizzi noti e meccanici. Su tali costanti,
vi si innesta la variabile che rappresenta poi il McGuffin del
film, lo spunto intorno a cui tutto ruota. Prime,
opera seconda di Ben Younger (Boiler Room),
non sfugge a tale classificazione.
Lui (Bryan Greenberg) 23enne con aspirazioni da artista; Lei
(Uma Thurman) 37enne divorziata da poco ed in analisi; l’Altra
(Meryl Streep) madre di Lui e psicoterapeuta di Lei. L’improbabilità
della situazione ha in se un certo potenziale umoristico, caricato
da un’ambientazione radical-progressista-ebrea newyorkese
che ne accentua i toni grotteschi e surreali, che il regista
riesce a ben gestire in d eterminati momenti, come le sedute
di analisi in cui Lei racconta alla sua analista i primi rapporti
sessuali con il figlio o i pruriti sessuali dello stesso. Per
il resto il film si dipana in maniera prevedibile, appesantito
da situazioni di raccordo che l’uso di ellissi avrebbero
reso più agevole, soprattutto nella parte conclusiva
dell’opera. Girato con piglio indipendente fatto di uso
di macchina a mano e di una fotografia in stile documentaristico
del direttore della fotografia William Rexer, di converso ci
mostra una New York realistica e poco turistica, un omaggio
ad una città, fatta di piccoli locali etnici, cinema
di quartiere che proiettano retrospettive di Antonioni, appartamenti
lussuosi e piccoli rifugi di artisti squattrinati, che ricorda
molto o sin troppo la New York descritta e dipinta da Woody
Allen, quella città ideali in cui ci sarebbe tanto piaciuto
vivere. Un film dai toni lievi, godibile seppur imperfetto che
ha la sua principale ragione d'essere nella performance divertente
e divertita di una Meryl Streep a cui doti da commedia non fanno
difetto.
[fabio melandri]
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