La prima cosa bella
id.
Regia
Paolo Virzì
Sceneggiatura
Francesco Bruni, Francesco Piccolo, Paolo Virzì
Fotografia
Nicola Pecorini
Montaggio
Simone Manetti
Scenografia
Tonino Zera
Costumi
Gabriella Pescucci
Musica
Carlo Virzì
Interpreti
Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri, Dario Ballantini, Aurora Frasca, Giacomo Bibbiani, Giulia Burgalassi, Francesco Rapalino, Isabella Cecchi
Produzione
Indiana Production Company, Medusa Film, Motorino Amaranto
Anno
2009
Nazione
Italia
Genere
commedia
Durata
116'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
15-01-2010
Giudizio
Media

Potremmo dire che La prima cosa bella è la risposta livornese a Baarìa di Giuseppe Tornatore. Il nuovo film di Paolo Virzì è un vero e proprio kolossal familiare ambientato nella città sita lungo la costa del Mar Ligure, Livorno. La storia scorre in parallelo: gli anni Settanta con la giovane Anna Nigiotti in Michelucci (Micaela Ramazzotti), madre bella e svampita che si barcamena a tirar su due bimbi, Valeria (Aurora Frasca) e Bruno (Giacomo Bibbiani) dopo essere stata cacciata di casa da Mario (Sergio Albelli) marito geloso. Prima cerca rifugio dalla sorella, ma è una bigotta pronta a rimarcare le mancanze della sorella più piccola; poi si affida al conte Augusto Paoletti (Paolo Giommarelli) che la trasforma in figurante per Dino Risi nella pellicola La moglie del prete del 1971 per poi scaricarla con una scusa. Torna Mario, in compagnia della zitella zia Leda (Isabella Cecchi) che le strappa i bambini. Mentre scorrono le vicende degli anni Settanta, Virzì sceglie di alternarvi la storia recente, con Bruno (Valerio Mastandea) e Valeria (Claudia Pandolfi) alle prese con la malattia di Anna (Stefania Sandrelli, perfettamente calata nella parte della madre svampita e insieme affettuosa), prossima alla dipartita.
“È stato con grande emozione – dichiara il regista - che son tornato a girare un film nella città natale dopo 12 anni da Ovosodo dalla quale cercai di scappare ormai un quarto di secolo fa, evidentemente senza riuscirci… Stavolta son corso volentieri a rifugiarmi nel tepore del racconto di personaggi a cui voler bene: il ciclo della vita, col suo mistero struggente ma anche giocoso, in una famiglia in fondo come tante. Nonostante le apparenze questo è il mi film più lieto”.
Tra ricordi, momenti di vita quotidiana, fratelli ignari dell’esistenza di un’altra madre e il recupero del passato, la pellicola di Virzì scorre veloce, nonostante le quasi due ore. Il cast è perfettamente affiatato e, nonostante le origini romane, riescono ad essere credibili nel dialetto livornese anche Mastandrea e la Pandolfi. Divertente la trovata di sottolineare lo scandire del tempo con la trasformazione semantica delle scritte sui muri. [valentina venturi]