Un safari
si può trasformare in un incubo. Accade quando il ranger
che conosce il tragitto decide di avventurarsi per una strada
non battuta, accetta di accompagnare un bambino di dieci anni
a fare i propri bisogni in mezzo al nulla tipico della vegetazione
della zona e, chissà come mai, si porta via le chiavi
della macchina. Tutto sembrerebbe andare per il meglio, ma
l’apparizione di quattro splendidi felini trasforma
l’avventura in un dramma: il ranger viene ucciso e sbranato,
mentre il piccolo riesce a salvarsi per un soffio.
Interna al thriller c’è anche una trama più
intimista: Tom Newman (Peter Weller) desidera creare affinità
fra la nuova moglie, Emy (Bridget Moynahan) ed i figli, Jessica
(Carly Schroeder) e David (Connor Dowds). Quale migliore occasione
se non un safari in Africa? Dopo poche ore Emy e i figli di
Tom si ritrovano accerchiati da un branco di leoni. Da questo
momento in poi sarà una lotta contro la sete, la paura,
il tempo e la fame dei leoni, vivendo nascosti dentro la macchina.
Due notti e tre giorni saranno necessari prima di “tornare
a casa” da Tom e da un bracconiere, anch’esso
però destinato a morire. Roodt ha dichiarato: “Prey
è una storia alla quale ho pensato per anni e alla
fine è arrivato il momento giusto per realizzarla.
È sicuramente un thriller e un film d’azione
e di avventura, ma allo stesso tempo presenta uno spiccato
lato drammatico, verso ciò che accade all’interno
della macchina. Si può paragonare ad un film come Open
Water o Lo squalo, in
cui emergono le paure primordiali delle persone in questo
genere di situazioni”.
A noi è sembrato un tentativo mal riuscito di thriller
ambientato in un safari, dove però c’è
ben poco da aver paura. Un documentario sulle pupille dei
leoni e sulle loro feci… Sono lontani i tempi de Lo
squalo di Steven Spielberg.
[valentina venturi]
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