Diciamolo
subito. Le premesse non erano delle migliori. Una innocua commedia
di grande successo alle spalle (Ti presento
i miei), una star che recentemente non ne imbrocca una (Robert
De Niro) e l’inevitabile sequel arricchito di personaggi tanto
per allungare il brodo della solita minestra.
Invece questo sequel si manifesta letteralmente folgorante e di gran
lunga superiore al precedente. Se nel primo episodio Gregg Fotter
(Ben Stiller) tentava goffamente di conquistare la simpatia della
famiglia della sua futura sposa i Byrnes ed entrare stabile all’interno
del cerchio della fiducia di papà Jack (Robert De Niro) agente
della CIA in pensione, in questo secondo episodio si troverà
a dover fronteggiare un evento altamente traumatico: l’incontro
tra futuri consuoceri.
Byrnes contro Fotter, repubblicani contro democratici, due modi di
vedere e vivere la vita completamente diversi, anzi opposti.
Cultori dell’America tradizionalista ancorata alle sue origini
religiose i primi, liberal e contestatori i secondi; casalinga ed
agente della CIA i primi, mammo per vocazione e sessuologia geriatrica
i secondi; la fredda ed europea Chicago per i primi contro la calda,
caraibica e colorata Miami per i secondi; sfigatto, gatto dall’intelligenza
superiore per i primi, Mose, cane dallo sfrenato appetito sessuale
per i secondi; cultori della vittoria ad ogni costo i primi, dell’importante
è partecipare per i secondi. Non poteva che uscirne una sceneggiatura
piena di spunti comici ed esilaranti supportati da un cast stellare
come se ne vedono pochi. Robert De Niro, Dustin Hoffmann, la rediviva
Barbra Streisand e la caratterista Blythe Danner (Il
principe delle maree, Mariti e Mogli,
Alice, Un’altra
donna) sono i fantastici quattro che fanno da sponda all’attore
con più talento comico della nuova generazione, Ben Stiller
(Tutti pazzi per Mary, Zoolander).
Un film che non teme di mettere in mostra un’America divisa
oggi come non mai, capace di ridere dei suoi difetti e sorridere sul
suo grande cuore e sulla capacità ci far covergere le differenze
in una pacifica convivenza. Una commedia di inaspettato spessore sociale,
uno sguardo politico sull’america contemporanea assai più
chiarificatore es esemplificativo di tanti altri film così
detti “impegnati.”
[fabio melandri]