La
morte improvvisa dell’adorata moglie sconvolge la vita
del vecchio Wilkor, ambasciatore della Polonia in Uruguay. Rientrato
in patria per i funerali, rivede l'amico Oleg, ora viceministro
degli esteri russo, a sua volta amico della moglie e presunto
amante. Tra sospetti, ricordi e rimorsi, riaffiora prepotente
un passato che si pensava chiuso per sempre nelle prigioni della
memoria…
Dopo qualche anno di assenza dal grande schermo (l’ultimo
suo film L’amore è una malattia
sessualmente trasmissibile è del 2000) Zanussi
torna al cinema in competizione a Venezia 2005 con Persona
non grata, ibrido in stile classico a metà tra
il melodramma e la spy-story. Concepito come un dramma psicologico:
la perdita della moglie, i sospetti ossessivi, la disillusione,
l’ipocrisia sono tutti aspetti che si sovrappongono e
si confondono nella vita di Wilkor che da idealista militante
si ritrova di fronte ad una realtà che non si aspettava.
Da giovanissimo si è dedicato alla lotta per la libertà
ma i giovani che aiuta all’inizio della loro carriera
non si rivelano altrettanto idealisti. Il suo lavoro lo costringe
a convivere quotidianamente con l’ipocrisia burocratica
e il fallimento di tutti i suoi ideali. L’amicizia di
vecchia data con Oleg si incrina progressivamente a causa dei
continui sospetti di Wilkor che da una parte teme che l’ambasciata
abbia incaricato Oleg di infiltrare esponenti dell’opposizione
politica polacca, dall’altra è ossessionato dall’idea
che la moglie l’abbia potuto tradire proprio con il suo
amico russo. E’ l’ossessione che guida Wilkor. L’ossessione
di essere tradito. Dalla moglie, dall’amico, dal sistema,
dal mondo. Ed è sempre la sua ossessione che lo porterà
alla disfatta. Psicologica, sociale, umana. L’elaborazione
del lutto è la molla scatenante del tracollo progressivo
ed inevitabile. E anche quando riuscirà ad andare oltre
la morte della moglie avendo conferma della sua completa fedeltà
sarà troppo tardi…
[marco catola]
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