Paura primordiale
Primeval
Regia
Michael Katleman
Sceneggiatura
John Brancato, Michael Ferris
Fotografia
Edward J. Pei
Montaggio
Gabriel Wrye
Scenografia
Fred Du Preez
Costumi
Dianna Cilliers
Musica
John Frizzel
Produzione
Hollywood Pictures, Pariah, Sarah James Productions
Interpreti
Dominic Purcell, Orlando Jones, Brooke Langton, Jurgen Prochnow,
Gideon Emery, Gabriel Malema, Linda Mpondos
Anno
2007
Genere
horror
Nazione
USA
Durata
93'
Distribuzione
Buena Vista Int.
Uscita
27-07-07

Ispirato ad una storia vera, quella di Gustave raro esemplare di coccodrillo lungo circa 6/7 metri dal peso di una tonnellata colpevole secondo le autorità locali della morte di almeno 300 persone, avvistato nelle acque torbide e paludose della riviera di Rusizi, al confine tra Burundi e Congo. Numerose spedizione a carattere scientifico, televisivo-documentaristico e di bracconaggio hanno cercato di documentare il “mostro” finchè questo non è scomparso misteriosamente così come venuto. Leggende parlano di una sua cattura e della vendita delle sue preziose carni ai ristoranti della zona.
Dalla realtà alla finzione. Paura primordiale parte infatti dalla caccia al mostro organizzato da una rete televisiva americana al mostro Gustave, colui che regna nelle acque secondo la popolazione locale, per finire ad essere cacciati dal piccoloGustave, il più potente dei signori della guerra del Burundi, colui che regna sulla terra e che probabilmente ha provocato più morti del suo omonimo animalesco. L’eterna lotta tra uomo e natura, tra il predatore più famelico contro il mostro da lui stesso creato – i corpi degli uomini, vittime delle guerre civili in corso, gettati nelle acque dei fiumi hanno abituato altri predatori alla carne umana. Da qui un nuovo esemplare di mangiauomini dopo i vari squali, anaconde, dinosauri ed un nuovo capitolo su una delle paure ataviche dell’uomo, la fagofobia, la paura di mangiare o essere mangiati.
Ma la commistione tra l’elemento thriller-horrorifico associato al coccodrillo e quello politico di denuncia affidato al piccolo Gustave, non si realizza in modo equilibrato e verosimile. Tutt’altro. I due tratti rimangono divisi in modo troppo netto, meccanico, forzato per essere pur lontanamente verosimile, sicchè la convivenza delle due anime in un solo corpo creano una sorta di corto circuito narrativo.
La solida regia di Michael Katleman, a cui va il merito di costruire almeno una paio di sequenze ben riuscite dosando al giusto l’elemento splatter che piacerà agli appassionati con schizzi di sangue che vanno a colorare di rosso emoglubinico la calda fotografia di Edward J. Pei, non fa altro che percorrere strade risapute e poco originali, trasmettendo un senso di noia e pigrizia creativa da superare solamente cercando di indovinare l’ordine in cui i vari personaggi finiranno nelle fauci del famelico predatore. [fabio melandri]

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