Mai titolo
fu più azzeccato e carico di funeste premonizioni. Sì
perché questo secondo capitolo delle disavventure della paffutella
Bridget Jones è un vero pasticcio.
Pasticciata la trama che ricalca la medesima traccia del primo dignitoso
capitolo; pasticciate le gag che sembrano ricalcare quelle di un qualsiasi
film di Fantozzi (vedi la parentesi sulla neve) o di uno a scelta
della premiata ditta Boldi-De Sica (vedi episodio in Thailandia);
pasticciate le interpretazioni dei tre attori protagonisti Reneé
Zellweger, Hugh Grant e Colin Firth, la prima prigioniera di insopportabili
smorfie e faccette, il secondo relegato nell’ormai consueto
ruolo di simpatico farabutto, il terzo rigido ed inespressivo come
una statua di marmo.
Con queste premesse il film si trascina per 108 minuti nella noia
più assoluta, in un continuo susseguirsi di prendimi-lasciami-prendimi
condito da una debordante colonna sonora messa insieme giusto per
vendere l’ineluttabile cd con tutti i più recenti successi
musicali. Una regia anonima, l’assenza di una minima idea originale
e la svogliatezza dell’intero cast fanno di questo sequel, di
cui nessuno evidentemente sentiva l’esigenza e la necessità,
un pessimo segnale del cinema che ci accompagnerà in questo
2005.
[fabio melandri]