La passione di Giosuè l'ebreo
id.an
Regia
Pasquale Scimeca
Sceneggiatura
Pasquale Scimeca,
Nennella Bonaiuto
Fotografia
Pasquale Mari
Montaggio
Babak Karimi
Musica
Miriam Meghnagi
Interpreti
Anna Bonaiuto, Leonardo Cesare Abude, Marcello Mazzarella, Giordana Moscati, Franco Scaldati, Vincenzo Albanese, Toni Bertorelli
Anno
2005
Durata
110'
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Distribuzione
Istituto Luce
Negli ultimi decenni del XV secolo, Re Ferdinando e la regina Isabella, riunificarono la Spagna in nome del cattolicesimo. Dopo secoli di convivenza, Ebrei e Mussulmani vengono cacciati via.
Da quest’assunto storico, Pasquale Scimeca, l’apprezzatissimo regista di Placido Rizzotto, mette in scena la storia di un giovane ebreo Giosuè, espulso dalla Spagna, trova rifugio a Napoli prima ed in Sicilia poi, dall’odio antigiudaico che si stava diffondendo nell’Europa cristiana. Vincitore di una gara di erudizione su temi religiosi, viene scelto per interpretare la figura di Gesù Cristo nella Passione che si svolge il Venerdì di Pasqua. L’identificazione tra Giosuè con la figura del Cristo diviene talmente forte, la sua predicazione così efficace, che i potenti del posto decidono di metterlo a morte.
In tempi di difficile convivenza tra gli uomini, in tempi di fanatismi religiosi che reinterpretano in maniera ortodossa i dettami di base del cattolicesimo, dell’ebraismo e dell’Islam, annullando le basi comune su cui tutte si fondano, La Passione di Giosuè l’ebreo rappresenta un film che seppur nella sua imperfezione, risulta necessario.
Un film che scava sullo origini, delle tre grandi religioni monoteiste, spiegando in maniera semplice e volutamente semplicistica – d’altronde è un film il cui scopo è anche intrattenere – punti di contatto e di disaccordo, professando una sincera tolleranza che è alla base di tutte le religioni. L’odio e l’intolleranza hanno fatto parte della storia di tutte e tre queste religioni, in tempi e modi diversi, ma non devono in alcun modo alterare il profondo messaggio che queste comunemente portano in se, ovvero amore, giustizia, misericordia. Recita il Corano “Noi crediamo in Dio, a quello che ci è stato rivelato, a quello che è stato rivelato ad Abramo, a Ismaele, a Giacobbe, a quello che è stato rivelato a Mosè, a Gesù e ai profeti da parte del loro Signore, noi non abbiamo preferenza per alcuno di essi.” Un inno alla tolleranza e riflessione che Scimeca con trasporto ed affetto mette in scena in un film asciutto, secco, con il suo stile a metà strada tra affresco storico – non servono scenografie imponenti per ricreare un’epoca passata, ma gusto, sensibilità ed intelligenza – e documentario teologico. Per raggiungere il suo scopo, il regista si affida ad un convincente cast in cui primeggia una ritrovata Anna Bonaiuto ed un ottimo Toni Bertorelli, mentre non convince molto la scelta del protagonista Leonardo Cesare Abude, frastornato e spaesato. Rilevanti e suggestive le musiche etniche di Miriam Meghnagi. Ad un certo punto uno dei protagonisti dice: “Ma perché non possiamo pregare il nostro Dio e lasciare in pace quello degli altri?” Già, perché?
[fabio melandri]