Regia
Asghar Farhadi
Sceneggiatura
Asghar Farhadi, Massoumeh Lahidji
Fotografia
Mahmoud Kalari
Montaggio
Juliette Welfling
Scenografia
Claude Lenoir
Costumi
Jean-Daniel Vuillermoz
Musica
 Evgueni & Youli Galperine
Ahmad (Ali Mosaffa) torna a Parigi dall'Iran quattro anni dopo aver abbandonato la sua famiglia per concedere il divorzio alla moglie Marie (Bérénice Bejo). La donna nel frattempo ha iniziato una storia con Samir (Tahar Rahim) e sta per diventare madre per la terza volta. La convivenza è difficile perchè Samir in realtà è padre di un figlio e ancora sposato con una donna in coma dopo aver tentato il suicidio. Sotto lo stesso tetto, il rapporto tra Samir e la figlia maggiore di Marie affronterà delle asprezze, così come quello irrisolto tra la stessa Marie ed Ahmad, visto che la presenza di Ahmad (sorta di alter ego del regista) sembra catalizzare le emozioni represse di chi lo circonda.

Il passaggio da Oriente a Occidente per i maestri del cinema orientale raramente è indolore, prova ne siano gli ambivalenti esperimenti del conterraeo Kiarostami eppure, forte dell'Oscar come miglior film straniero di “Una separazione”, Fahradi lascia l'Iran per Parigi senza perderci nulla. Con una regia squisitamente autoriale, fatta di camera fissa e scene d'interni e forte di interpretazioni assolutamente centrate, intavola un intreccio raffinato e continuamente sorprendente che gli è valso il premio della giuria all'ultimo Festival di Cannes. La forza e la grandezza di questa storia risiedono nel fatto che gli avvenimenti salienti sono tutti già accaduti (il tentato suicidio della moglie di Samir, la separazione tra Ahmad e Marie) e quindi lo spettatore si trova di volta in volta a intuire soltanto i motivi che hanno guidato le scelte dei personaggi.

L'imparzialità assoluta del regista e una quantomai sapiente gestione dei punti di vista fa sì che di volta in volta un padre che abbandona la famiglia, una madre troppo nevrotica, un'adolescente intrattabile e morbosamente vendicativa, un marito fedifrago riescano ad essere compresi senza mai tirare in ballo clamorose forzature della trama.

A voler trovare una nuance europea, si potrebbe pensare al costante contrappunto dei bambini nello svolgersi del dramma degli adulti, così profondo e naturale anche quando sembrano fare solo i capricci, che non può non richiamare il miglior Truffaut; una virata verso il thriller nel finale è forse un'altra concessione al cinema “occidentale” e probabilmente l'unico elemento non indispensabile in uno script pressochè perfetto.
Prima dei titoli di testa Ahmad e Marie, appena ritrovatisi, nel fare una retromarcia in auto prendono un forte spavento: anche in questa metafora, il guardarsi indietro non è mai indolore e l'autore coraggiosamente non offre facili soluzioni consolatorie. Non solo non c'è lieto fine, ma neppure completa luce sulle ombre che ciascun personaggio continuerà a portare con sè. È una scelta difficile che speriamo non pregiudichi la doverosa attenzione da parte dell'Academy, presso cui il film ha già presentato la sua candidatura . [emiliano duroni]

 

Interpreti
Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa, Pauline Burlet
Produzione
Memento Films Production, France 3 Cinéma, Bim, Canal +
Distribuzione
BiM Distribuzione
Uscita
21/11/2013
Nazione | Anno
Francia, Italia | 2013
Genere | Durata
drammatico | 130'