I tetti
di Parigi, le vie di Parigi, i volti di Parigi, l’aria
di Parigi.
In sintesi questo è il nuovo film di Cédric
Klapisch, qui regista e sceneggiatore, che dà la sua
definizione della pellicola: “E’ la storia di
un parigino che è malato (Romain Duris, al sesto film
insieme) e non sa se dovrà morire. La sua condizione
lo porta a guardare le persone che incontra con occhi completamente
diversi. Immaginare la morte dà significato alla sua
vita, alla vita degli altri e alla vita dell’intera
città. Proprio come una mappa cittadina, Parigi è
una rete di interconnessioni. Per riuscire a fare un ritratto
di Parigi devi muoverti in tutte le direzioni – non
può essere un percorso lineare. Devi rispettare la
complessità della città. Ed è la sua
forma frammentata che ne fa emergere il lato più vitale
e dinamico”.
Tutto ha inizio con Pierre (un Duris in splendida forma),
ballerino al Moulin Rouge: il giovane scopre di avere un difetto
cardiaco. Deve essere operato, ma il trapianto è a
rischio. Solo 1 paziente su 2 si risveglia. Da questa incertezza
sul futuro, prende il via il film: la sorella di Pierre, Elise
(Juliette Binoche) decide di trasferirsi nella casa del consanguineo
assieme ai tre figli senza padre, per stargli vicino e distrarlo.
Va a fare la spesa nel mercato rionale - da cui prendono il
via alcune storie parallele -, compra il pane sotto casa –
dove la proprietaria assume un'apprendista maghrebina (Sabrina
Ouazani, già vista ne La schivata).
Intanto un nordafricano s'imbarca alla volta dell'Europa e
un professore (Fabrice Luchini) universitario in crisi, si
innamora di un’avvenente studentessa (Mélanie
Laurent), si illude di poter avere con lei una relazione normale
(la scena del ballo trasuda divertente improvvisazione) e
accetta di commentare la città di Parigi per una collana
di dvd. Il fratello del professore, con cui si confida, è
un architetto (François Cluzet) appagato, in procinto
di diventare padre.
Intorno allo sguardo di Pierre si dipanano storie parigine,
ma alla fine la vera protagonista è la città,
Parigi stessa. Secondo l’autore de L’appartamento
spagnolo nel film “ci sono richiami a tutti i
film precedenti: volevo che diventasse una specie di archivio
dei temi che avevo esplorato in passato”.
La Parigi di Klapisch è un misto tra l’America
di Robert Altman e il Messico di Alejandro González
Iñárritu: le vite dei protagonisti si intrecciano,
si modificano e nel contempo mostrano la realtà della
città, unica protagonista dell’intera vicenda.
[valentina venturi]