Il papà di Giovanna
id.
Regia
Pupi Avati
Sceneggiatura
Pupi Avati
Fotografia
Pasquale Rachini
Montaggio
Amedeo Salfa
Scenografia
Giuliano Pannuti
Costumi
Mario Carlini, Francesco Crivellini
Musica
Riz Ortolani
Interpreti
Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Caterina Rohrwacher, Serena Grandi,
Paolo Graziosi, Sandro Dori, Edoardo Romano, Chiara Sani
Produzione
Antonio Avati
Anno
2008
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
104'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
12-09-2008
Giudizio
Media
| sito italiano |

Bologna 1938 - Michele Casali (Silvio Orlando) si trova a vivere una situazione disperata: Giovanna (Alba Rohrwacher), la sua figlia unica ancora adolescente con seri problemi mentali, ha ucciso per gelosia la sua compagna di banco e migliore amica. Evitando il carcere, la ragazza viene ritenuta non sana di mente e perciò rinchiusa in un ospedale psichiatrico a Reggio Emilia dove rimarrà fino all’età di 24 anni (1945), durante il quale il rapporto con la madre Delia (Francesca Neri) già problematico prima, diventa praticamente assente. Testimone sempre presente di questi terribili eventi che hanno sconvolto il piccolo nucleo familiare, in anni certamente non facili, un ispettore di polizia, aitante, simpatico e amico intimo di Michele: Sergio Ghia (Ezio Greggio).
Pupi Avati nel raccontare questo dramma familiare fatto di incomprensioni, egoismi, piccoli rancori mai sopiti, si rifugia nella sua amata Bologna, palcoscenico a lui così familiare composto da personaggi a lui così vicini da risultare rassicurante. Un microcosmo attraverso il quale raccontare con il suo solito stile un paese traumatizzato che sta cambiando attraverso il trauma di una famiglia, di una coppia di genitori posti di fronte al più terribile dei dolori: la perdita di una figlia.
La si può perdere in diversi modi. Delia la madre la perde per mancanza d’amore, un amore rivolto più che all’interno della propria famiglia (Mi ha sposato perché aveva bisogno di un tetto sopra la testa, dice ad un certo punto il personaggio del marito, Michele) verso l’esterno nella figura dell’ispettore Sergio, oppure per troppo amore come capita per Michele, iperprotettivo nei confronti della figlia tanto da non riuscire a vedere le problematiche che l’affliggono e contribuendo a creare quel mondo parallelo in cui Giovanna si chiude e vive.
Esempio di cinema classico che di più non si può, con una fotografia seppiata a ricostruire le atmosfere di un tempo non troppo lontano, che punta tutto, anzi troppo, sulla presenza fisica di un cast altalenante con un Orlando professionale e contenuto al punto giusto (Coppa Volpi alla Miglior Interpretazione Maschile), un’ottima Alba Rohrwacher, una Francesca Neri intrappolata in un personaggio che pare stargli un po’ stretto, un Greggio che nonostante la buona volontà fa fatica a spogliarsi della sua dimensione televisiva. Un finale posticcio e consolatorio, incoerente con l’intera struttura narrativa del film, va a chiudere una pellicola che si lascia vedere ma che dal punto di vista cinematografico non presenta nulla di nuovo e originale, e da quello emotivo lascia freddi, distaccati, annoiati. Nonostante tutto, applausi alla proiezione stampa a Venezia, dove è stato presentato in concorso.
[fabio melandri]