Oxford Murders - Teorema di un delitto
Los crìmenes de Oxford
Regia
Alex de la Iglesia
Sceneggiatura
Alex de la Iglesia,
Jorge Guerricaechevarría
Fotografia
Kiko de la Rica
Montaggio
Alejandro Lázaro
Effetti speciali
Félix Bergés, Rafael Solórzano
Costumi
Paco Delgado
Musica
Roque Baños
Interpreti
Elijah Wood, John Hurt, Leonor Watling, Julie Cox,
Anna Massey, Alex Cox, Dominique Pinon, Jim Carter
Produzione
Tornasol Films, La Fabrique de Films
Anno
2008
Nazione
Spagna, Francia
Genere
thriller
Durata
110'
Distribuzione
Warner Bros. Italia
Uscita
11-04-2008
Giudizio
Media

Nei dintorni di Oxford, un’anziana signora viene trovata morta nel soggiorno della sua abitazione. A scoprire il corpo, due uomini che si incontrano per la prima volta in questa circostanza: Arthur Seldom, prestigioso professore di Logica e Martin, giovane studente americano appena approdato all’università per seguire il dottorato proprio col professore Seldom.

La morte dell’anziana non è che il primo di una serie di omicidi che hanno inquietanti elementi in comune. Si tratta di delitti che potrebbero passare quasi inosservati, che potrebbero essere scambiati per morti naturali, se non fosse per il fatto che ciascuno di essi è accompagnato da un messaggio: un’immagine, un segno che cambia di omicidio in omicidio, di morte in morte, dando origine ad una sequenza la cui logica dovrà essere decifrata dai due protagonisti.

Per ciascuno dei due personaggi, il professore e il suo alunno, intraprendere questa indagine significherà mettere alla prova non soltanto le proprie convinzioni matematiche, ma il modo stesso di vedere la vita. Si può conoscere la realtà? E’ possibile arrivare alla verità?

Note di regia: Alex de la Iglesias

The Oxford Murders è fondamentalmente un mystery thriller vecchia maniera. Il film comincia con un omicidio e il motore della storia diventa il desiderio dello spettatore di scoprire l’assassino. Non è niente di nuovo. E allora, perché fare questo film? non ci sono già abbastanza thriller? Che cosa lo rende diverso dagli altri? Innanzitutto, scoprire l’assassino diventa impossibile se prima non si è trovata una risposta alla domanda veramente determinante: si può conoscere la verità? E’ possibile avere una certezza assoluta riguardo a qualcosa? E’ proprio porsi seriamente questi interrogativi che è insolito per un thriller.

Diciamo che la soluzione del mistero richiede di sapere se l’uomo è realmente in grado di conoscere la realtà in modo assoluto o se, al contrario, i suoi meccanismi mentali non sono sufficientemente sofisticati da consentirgli di arrivare a quella che potremmo definire un’indubbia certezza, un assioma incontestabile. Questo dilemma ci coinvolge sia come spettatori sia come individui.

La realtà ha un’essenza matematica? Esiste una logica occulta che ordina e spiega il nostro agire o, al contrario, la vita è retta solo dalla logica e dal caso? Il vero conflitto del thriller è questo: due atteggiamenti diversi nei confronti del mondo e della conoscenza. Il protagonista ha fiducia nelle capacità offerte dal metodo logico, nella matematica come strumento perfetto di discernimento del falso dal vero. Seldom è vecchio e non ha fiducia in niente. Ritiene che esista una dissociazione insanabile tra il pensiero puro e la materia. E’ un cavaliere che ha perduto la fede nella ricerca del Santo Graal.
Non potremo mai conoscere con assoluta certezza chi è l’assassino perché non avremo mai abbastanza prove e perché nessuna di esse è assolutamente inconfutabile. Seldom è un cinico, tuttavia si avvicina di più alla verità quando comincia a dubitare della verità stessa.

Martin, all’inizio del film, è sicuro di sé e della propria intelligenza.
E’ capace di comprendere la realtà e di afferrarla, persino di sedurla. Il punto di partenza è questo: la fiducia del protagonista nella realtà. La vita è un gioco nel quale si vince e si perde, con regole ben precise. Chi sa giocare vince, perde chi non sa farlo. Nel corso della partita Martin visiterà il castello dell’orco. Occorre passare di là per raggiungere la meta. L’orco insegnerà a Martin che le regole del gioco non sono certe. Servono per spostarsi sul campo di gara, ma all’interno del castello tutto funziona in modo diverso.
Il gioco è disseminato di trappole. Alla fine Martin scoprirà che il gioco né si vince né si perde. E scoprirà anche qualcosa di molto terribile. E’ possibile che lui non sia la persona che credeva di essere. Sognava di essere il cavaliere che uccide l’orco. E’ invece possibile che sia lui stesso l’orco.