Orphan
id.
Regia
Jaume Collet-Serra
Sceneggiatura
David Leslie Johnson
Fotografia
Jeff Cutter
Montaggio
Timothy Alverson
Scenografia
Tom Meyer
Costumi
Antoinette Messan
Musica
John Ottman
Interpreti
Vera Farmiga, Peter Sarsgaard, Isabelle Fuhrman, CCH Pounder
Produzione
Appian Way, Dark Castle Entertainment, Silver Pictures
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
horror
Durata
123'
Distribuzione
Warner Bros. Italia
Uscita
16-10-2009
Giudizio
Media

E’ una pallida femminuccia dai capelli nero corvino e vestita come Holly Hobie, un’orfanella prodigio che sbigottisce i futuri mamma e papà con i suoi discorsi maturi e sensati. Una bambina ricca di fantasia che racconta storie disegnandole, munita di un innocente pennello e di un affabile sorriso. L’adozione ed Esther si muove nella sua nuova casa con slanci di affetto e premure verso chi finalmente l’ha scelta come figlia.
Si è proprio bella Esther, se non fosse quello strano libro che ha nel cassetto e se non fosse quell’ improvviso sguardo polare capace di gelare chiunque e se non fosse che le piace tanto dormire accanto a papà, mentre a mamma mina la mente con attenzioni che colgono nel segno i suoi punti deboli: l’alcool e la morte di un figlio deceduto ancor prima di venire alla luce.
Sono una serie di eventi che avvengono durante il quotidiano di una normale famiglia a provocare turbamento. Come può una bambina riuscire per esempio a suonare improvvisamente Cajkovskij?
Esther “la diversa” è però talmente incantevole ed educata che quasi ci si augura che il regista abbia previsto un finale in cui verrà salvata per non infamare tanta grazia.
Ma gli eventi aumentano e quella bambina si rivelerà davvero davvero strana.
Il tema è quello già sfruttato ma sempre funzionante del bambino diabolico. Dicono che si tratti di un horror psicologico, come già lo fu Il Sesto Senso che annovera il piccolo Cole tra i bambini più inquietanti del cinema horror per la colpa non sua di avere a che fare con i morti. E che dire delle creature del terrore dei giapponesi, bambine dai capelli lunghi neri e lisci? Samara in The Ring che affoga neI pozzo e poi esce dalle TV, l’amica “immaginaria” della piccola Cecilia che in Dark Water si manifesta con allagamenti ed alluvioni ed anche il regista Takashi Shimizu, per The Grudge, sceglie una ragazzina evanescente particolarmente arrabbiata.
Tutti film il cui ritmo incalzante fa accrescere l’ansia arrivando a poco a poco ad un susseguirsi di colpi di scena che ci lasciano senza respiro. E’ questo che vogliono i nuovi spettatori del genere Horror, più del sangue e più della faccia del mostro, hanno effetto le scene in cui tutto può accadere e poco importa se il mostro si veda o meno, l’importante è sapere che c’è.
Ma Orphan è anche altro. Come la giovane attrice Isabelle Fuhrman è in grado di passare da un sorriso innocente ad uno sguardo diabolico, così l'horror diventa thriller, il mistero si umanizza dando vita a scene sanguinolente e di pericolo tutt'altro che soprannaturale.
Ma il cambio tra i due generi sarebbe molto più credibile se ci fosse più introspezione a legare gli avvenimenti, spesso banalizzati da giochi di specchi, cadute dall'alto e coltelli alle spalle, la solita telefonata di avvertimento e la fuga a casa sotto la pioggia. Mentre nessuno si chiede per buona parte del film, da dove provenga quella orfanella spietata. E poi perché quel marito è così buono e sempre incredibilmente dalla sua parte, ammutolendo senza senso filmico ogni tentativo esterno ai due personaggi, lasciando inerme anche il regista, al quale sembra dire “Noi non stiamo girando un film e questa e la mia bellissima figlia adottiva! Mia moglie è solo un’alcolizzata". Un non personaggio che non fa ne da intreccio ne da snodo alla vicenda ma anzi la ostacola ed anche banalmente.
E’ da apprezzare invece il non abuso di effetti speciali prediligendo le inquadrature fisse, fatte di gesti e sguardi e con cui il regista catalano Jaume Collet-Serra riesce comunque a costruire un bel film sul mistero, sulla contorta psiche familiare e sul pericolo, compiendo efficacemente la sua terza opera filmica e la sua seconda sul genere (debuttò nel 2005 con La maschera di cera). Giocando proprio sul passaggio Horror/Thriller si arriva poi al colpo di scena finale, creativo e stupefacente che vale quasi tutto il film.
Politicamente scorretto! così la pensano le associazioni a favore delle adozioni le quali con la Appian Way Production Company, la casa di produzione di Leonardo di Caprio che ha prodotto Orphan, entrano in polemica. Jaume Collet-Serra risponde alla provocazione in questo modo “Se si lascia che un film influenzi la propria scelta di adottare un bambino, che invece è una cosa seria, vuol dire che non si è pronti per l’adozione”. Inoltre la vicenda ha dato un considerevole aiuto pubblicitario al prodotto ed infatti Orphan apre con un ottimo weekend in America, un po’ meno in Inghilterra e all’Italia, ancora incerta, va detto che per gli amanti del genere la visione è doverosa mentre per gli amanti del cinema la scelta potrebbe essere controversa.
[silvia langiano]