Orgoglio e pregiudizio
Pride and Prejudice
Regia
Joe Wright
Sceneggiatura
Deborah Moggach
Fotografia
Roman Oshin
Montaggio
Paul Tothill
Musica
Dario Marianelli
Interpreti
Keira Knightley, Brenda Blethyn, Donald Sutherland, Rosamund Pike, Matthew MacFadyen, Carey Mulligan, Jena Malone, Judi Dench
Anno
2005
Durata
127'
Nazione
Uk
Genere
sentimentale
Distribuzione
UIP
Le cinque sorelle Bennet – Elizabeth, Jane, Lydia, Mary e Kitty – crescono sotto la materna ossessione di trovar un marito che possa assicurare loro un futuro sicuro. Jane la maggiore si innamora presto e ricambiata del giovane e ricco scapolo Charles Bingley; Lydia la più piccola troverà l’amore prima ed un matrimonio riparatore in seguito con un giovane soldato dell’esercito inglese; Elizabeth la ribelle ed indipendente della famiglia, incoraggiata dal padre che la adora, tenta di vivere la sua vita con una prospettiva ben più ampia di quanto rango e convenzioni non richiedano. L’incontro con l’introverso Signor Darcy scatenerà in Elizabeth ragioni e sentimenti tra loro contrastanti.
Seconda trasposizione sul grande schermo, dopo la versione del 1940 con Laurence Olivier, del classico di Jane Austin Orgoglio e Pregiudizio, la versione targata 2005 per la regia del debuttante con un passato televisivo e di cinema corto Joe Wright tenta il difficile connubio tra parola scritta e linguaggio cinematografico senza abdicare a nessuna delle due parti ma cercando un equilibrio, seppur instabile ed intermittente.
Il romanzo scritto tra il 1796 e il 1797 quando l’autrice aveva appena 21 anni in seguito all’innamoramento contrastato dalla di lei famiglia verso un giovane uomo e pubblicato solo nel 1813, è un affresco vivace sui pregiudizi imperanti nella società classista di fine settecento, con precisi e netti distinguo tra l’essere (bontà di una persona) e l’apparire (rango e ricchezza) tanto nelle classi più agiate quanto in quelle meno abbienti come nel caso della famiglia Bennet.
Tema, quello della lotta di classe che si innesta in quella dei sessi, che emerge con vigore e chiarezza nella trasposizione cinematografica di Wright, muovendosi come un pendolo tra l’orgoglio dei singoli personaggi e i pregiudizi della loro classe di appartenenza, entrambi ostacoli verso la realizzazione di obiettivi e felicità.
La natura letteraria dell’opera viene conservata nei fitti dialoghi – anche se asciugati e ridotti rispetto al romanzo – mentre il respiro cinematografico è dato da una macchina da presa agile e mobile nello spazio diegetico ed un montaggio creativo che come nella scena del ballo senza soluzione di continuità ci introduce nel flusso emotivo dei personaggi.
Keira Knightley (La maledizione della prima luna, The Jacket, King Arthur), qui alla sua prima prova da protagonista assoluta, dona alla sua Elizabeth modi da monella impertinente calibrando bene i poli caratteriali da ragazzina indipendente e sfrontata e giovane in cerca dell’amore assoluto, grande, come quello letto nei libri della biblioteca paterna. Suo partner un ingessatissimo Matthew MacFadyen (Maybe Baby, My Father’s Den) vuoi per il ruolo forse per capacità recitative monocorde, che convince quando sale sulla giostra delle convenzioni e pregiudizi, assai meno quando è il turno dei sentimenti. Completano il cast due signori professionisti come Brenda Blethyn (Segreti e Bugie, L’erba di Grace) e Donald Sutherland (Quella sporca dozzina, M.A.S.H., JFK) relegati a ruoli di contorno un poco macchiettisti con l’evidente compito di creare parentesi atte ad alleggerire la struttura del racconto.
[fabio melandri]