“Le
promesse del Fuhrer di pace e prosperità sono fallite,
lasciandosi dietro solo distruzione. Le violenze perpetrate
dalle SS di Hitler sono una macchia per l’onore dell’Esercito
tedesco. C’è una ripugnanza assai diffusa tra
gli ufficiali verso i crimini commessi dai Nazisti –
civili assassinati, prigionieri torturati e lasciati morire
di fame, le esecuzioni di massa di Ebrei. Il mio dovere come
ufficiale non è più salvare il mio paese, ma
salvare vite umane.
Non sono riuscito a trovare un generale nella posizione di
incontrare Hitler faccia a faccia che abbia il coraggio di
farlo. Mi ritrovo circondato da uomini che non vogliono, o
non sono capaci, di affrontare la realtà: Hitler non
è solo il peggior nemico del mondo intero, ma il peggior
nemico della Germania. E’ necessario un cambiamento…”
Queste le parole, o meglio i pensieri attraverso i quali viene
introdotto il personaggio di Claus Von Stauffenberg (Tom Cruise),
espressi in lingua tedesca che a poco a poco si trasforma
in inglese, segnando il passaggio dalla verità storica
alla verosimiglianza cinematografica. Perché Operazione
Valchiria, che racconta il 15esimo ed ultimo dei tentativi
di assassinio di Adolf Hitler, è un thriller storico
di pura costruzione hollywoodiana, capace di miscelare con
estrema efficacia documentazione storica e messa in scena
spettacolare, seppur attraverso semplificazioni, incongruenze
ed omissioni.
Claus Von Stauffenberg è il perfetto prototipo dell’eroe
cinematografico, quasi hitchcockiano nel suo essere il classico
uomo comune che compie azioni straordinarie. Orgoglioso della
divisa che indossa, il colonnello Stauffenberg è un
ufficiale d’altri tempi, con un alto senso dell’onore
e della lealtà verso il proprio paese, la Santa Germania.
Un dettaglio per nulla secondario, essendo questa la molla
che lo porterà, insieme ad un manipolo di militari
ed ex militari assai vicini ad Hitler, a ipotizzare, ideare
e realizzare il tentativo di assassinio di Hitler, attraverso
un piano che prevedeva l’utilizzo a proprio vantaggio
del piano di emergenza elaborato da Hitler per difendere il
paese nell’eventualità della sua stessa morte:
l’Operazione Valchiria. L’assassinio di Hitler
infatti non sarebbe stato sufficiente, perché non avrebbe
garantito la caduta del governo nazista. Bisognava far sembrare
che Hitler fosse stato ucciso dagli uomini che gli erano più
vicini e che volevano impadronirsi di Berlino. Proponendosi
come governo legittimo, la resistenza avrebbe mobilitato rapidamente
la Riserva per arrestare i fedelissimi di Hitler e prendere
il controllo del paese.
Scritto e diretto dalla coppia genitrice del thriller
I soliti sospetti, Christopher McQuarrie (sceneggiatura)
e Bryan Singer (regia), il film ha l’obiettivo di illustrare
come durante il periodo nazista, l’equazione tedesco=nazista
fosse tanto superficiale quanto non corrispondente alla realtà.
Nell’inverno del 2002, McQuarrie era a Berlino per fare
ricerche per un altro progetto e, durante un giro in città,
è capitato in Stauffenbergstrasse, la strada dedicata
al combattente della Resistenza tedesca Claus von Stauffenberg.
Qui ha trovato il Bendlerblock, sito di un monumento alla
Resistenza tedesca che McQuarrie ha trovato molto commovente.
“Berlino è una città di monumenti”,
disse la guida a McQuarrie, “ma questo è l‘unico
monumento ai Tedeschi che hanno combattuto nella Seconda guerra
mondiale”.
“Ovviamente ho voluto saperne di più” -
dice McQuarrie - “Era una storia che molta gente fuori
dalla Germania non aveva mai saputo. Una storia che rivelava
come non tutti i Tedeschi sostenevano Hitler, c’erano
tanti oppositori, anche nell’ambiente militare, che
hanno avuto il coraggio di ribellarsi e dire no. Più
mi documentavo più sentivo che sarebbe stato un film
fantastico… Un tema che mi ha sempre attratto è
legato alle motivazioni che inducono alcuni uomini a uscire
dalla propria realtà e a compiere atti che li fanno
diventare persone migliori. Stauffenberg e gli altri cospiratori
erano tutti uomini sposati con figli e una reputazione da
difendere. Sapevano anche di avere pochissime chance di successo
e che un fallimento li avrebbe condotti verso una morte sicura.
Ed a questo abbiamo voluto rendere onore con questa storia”.
Operazione Valchiria è
un thriller costruito per inchiodare lo spettatore sulle sedie,
mantenendo alto sia l’interesse verso l’azione
che la suspence nei momenti topici e per un film di cui è
noto sin da subito l’epilogo non è affatto trascurabile.
Certo i cospiratori, eroi della pellicola, sono dipinti in
maniera abbastanza bidimensionale, esaltando l’aspetto
etico e moralistico delle loro azioni, e trascurando gli interessi
privati e di potere che si nascondevano dietro. Ma come espresso
all’inizio siamo nella verosimiglianza cinematografica
e qui il bisogno di eroi in cui specchiarsi, non conosce parabole
discendenti. [fabio melandri]