Proprietà privata
Nue propriété
Regia
Joachim Lafosse
Sceneggiatura
Joachim Lafosse,
François Pirot
Fotografia
Hichame Alaouie
Montaggio
Sophie Vercruysse
Scenografia
Régine Constant, Anna Falgueres
Costumi
Nathalie du Roscoat
Suono
Benoît De Clerck, Benoît Biral
Produzione
Tarantula
Interpreti
Isabelle Huppert, Jérémie Renier, Yannick Renier, Kris Cuppens,
Raphaëlle Lubansu, Patrick Descamps
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Belgio, Francia, Lussemburgo
Durata
105'
Distribuzione
BiM Distrib.
Uscita
16-03-2007

Pascale vive sola con i suo due figli gemelli François e Thierry. I figli sono ormai adulti ma non sono in grado di badare a se stessi. Dipendono simbioticamente da lei. Pascale vorrebbe rifarsi una vita dopo anni di sacrifici e ristrettezze. Per farlo l’unica possibilità è vendere la casa ma i figli non sono d’accordo. In particolare Thierry si oppone violentemente alla sua decisione. Pascale non riesce ad imporsi e se ne va di casa lasciando i due figli in balia delle loro pulsioni più nascoste. La tragedia è in agguato…
Proprietà privata è la cronaca della frantumazione di una famiglia. Genitori (divorziati) e figli (gemelli) in perenne lotta per la sopravvivenza all’interno di un microcosmo angusto ed invivibile. Il nucleo familiare di Pascale sembra stabile. Vive in armonia con i suoi figli assecondando le esigenze di ciascuno e venendo incontro alle loro necessità. Ma la tranquillità è solo apparente. Basta una piccola scossa (l’intenzione di vendere la casa) a questa presunta normalità e tutto crolla inesorabilmente. I rancori esplodono incontrollati lasciandosi dietro vittime innocenti. François e Thierry sono gemelli ma non si assomigliano per niente. Uno è biondo e vivace, l’altro moro e taciturno. Diretto riflesso dei genitori. Thierry è uguale al padre, François uguale alla madre. Ma i genitori non vivono più insieme, sono divorziati. La loro diversità di carattere non ha permesso la convivenza pacifica sotto uno stesso tetto e presagisce forse che un identico destino è riservato anche ai due fratelli. La famiglia è in realtà un focolaio di violenza. Una violenza distruttrice da cui non serve a molto scappare. La violenza è la diretta conseguenza di un divorzio incompiuto. La rivalità tra i gemelli altro non è che lo specchio del rapporto irrisolto dei genitori. E la tragedia è il non plus ultra di questa esasperata tensione familiare. Campanello di allarme per un’urgenza di cambiamento. La rottura di questa prigione è possibile come suggerisce la scena finale in cui i due genitori raccolgono insieme i cocci del tavolino del salotto. Come a dire che la chance di ricreare un nucleo familiare è ancora plausibile. Fianco a fianco. Insieme.
[marco catola]