Nord
id.
Regia
Rune Denstad Langlo
Sceneggiatura
Erlend Loe
Fotografia
Philip Øgaard
Montaggio
Zaklina Stojcevska
Scenografia
Hege Palsrud
Costumi
Emina Mahmuljin
Musica
Ola Kvernberg
Interpreti
Anders Baasmo Christiansen, Kyrre Hellum, Mads Sjøgård Pettersen, Marte Aunemo
Produzione
Motlys
Anno
2009
Nazione
Norvegia
Genere
commedia
Durata
78'
Distribuzione
Sacher Distribuzione
Uscita
26-02-2010
Giudizio
Media

Uno snow movie dall’animo Naif con alcuni fuoripista che hanno dato del filo da torcere anche agli stuntman. Ci prova la Norvegia a farci uscire da Pandora per immergerci nel silenzio degli spettacolari paesaggi innevati, li ad arredare il film come fossero una sorta di tenda candida o un bell’affresco.
Un paesaggio muto al quale viene accostato un personaggio altrettanto silenzioso: Jomar.
Depresso e visibilmente in protesta con il mondo, la sua comunicazione si limita a piccoli gesti, ad uno sguardo perso e rassegnato ad un comportamento sprezzante. Facile alle mani fino ad alzarle violentemente contro un amico. In più come può appicca il fuoco. Insomma meglio tenersi alla larga da Jomar sempre in preda all’alcol, avvolto nelle coperte e nel fumo di sigaretta. Da vero misantropo neppure i bambini riescono a suscitare in noi speranza di cordialità da parte sua e diciamo anche che come ex campione di sci quella pancetta non credo gli vada giù. Ma l’amico, quello che ha preso a pugni, aveva un messaggio importante per lui. Sarà quella notizia a muovere il suo spirito, così, improvvisamente, pronto ad abbandonare quella vita da controllore di stazione skilift e a suo modo rassicurante, Jomar si sposterà nell’ampio e spopolato paesaggio norvegese tra bufere di neve, salite e discese, a cavallo della sua motoslitta, in cerca di suo figlio.
Lui sa dov’è, deve solo recarsi sul posto e portare lo stesso messaggio all’ignaro ragazzino. E non si presentarà certamente con un “ciao! io sono tuo padre!” o peggio “guarda come mi somigli”. No, Jomar ha la malinconia radicata nelle cellule, nell’alito, nello sguardo, nella voce, e la malinconia ha la capacità di suscitare interesse in chiunque si imbatta in un personaggio così. E noi seduti davanti lo schermo penderemo dalle sue labbra.
Accanto ad un colossal come l’istancabile Avatar, dove colori effetti speciali e naturalmente l’amore attirano fiumi di persone, accanto ad Invictus di Clint Heastwood che ancora una volta tenterà di stupirci con il suo cinema zen,, accanto a Genitori & Figli agitare bene prima dell’uso, in cui i rapporti di prima parentela sono messi in gioco, un solitario Nord se ne andrà indifferente e per niente timoroso della concorrenza a spasso per l’ampio e assai popolato mondo cinematografico a cavallo della Sacher Film che tanto di cappello porrà nel suo occhiello il fiore. Profondo, dai personaggi bizzarri perfettamente tratteggiati che segnano il percorso di Jomar verso la liberazione, questo genere di film articola l’offerta cinematografica e stimola il pubblico. Basterà tutto questo a farci riemergere dal pantano di Avatar? [silvia langiano]