No problem
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Regia
Vincenzo Salemme
Sceneggiatura
Vincenzo Salemme, Ugo Chiti
Fotografia
Giuseppe Lanci
Montaggio
Luca Montanari
Scenografia
Cinzia Lo Fazio
Costumi
Mariano Tufano
Musica
Gigi D'Alessio
Interpreti
Vincenzo Salemme, Sergio Rubini, Giorgio Panariello,
Aylin Prandi, Cecilia Capriotti, Iaia Forte, Anna Proclemer
Produzione
Valeria Esposito per Chi è di scena, Medusa Film in collaborazione con Sky
Anno
2008
Nazione
Italia
Genere
commedia
Durata
98'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
10-10-2008
Giudizio
Media

Arturo Cremisi (Vincenzo Salemme) è il protagonista della serie Tv “Un bambino a metà”. Ma è meglio riferire la definizione della madre (interpretata dal mito del teatro Anna Proclemer), che lo apostrofa dicendo che “fa i teatrini”!
Nella finzione è l’affettuoso padre di Federico (Giulio Maria Furente), ma nella vita reale i due sono nemici, in perenne competizione. Il bimbo, infatti, tenta di metterlo in cattiva luce, anche attraverso l’aiuto della madre (una Iaia Forte vagamente spaesata), piena di livore dopo essere stata scaricata da Arturo.
A stravolgere la vita dell’attore sopraggiunge Mirko (Leonardo Bertuccelli), bambino di sei anni, orfano di padre da poco e, a causa di un transfert psicologico, convinto che Arturo sia la sua figura paterna. Il ragazzino scappa e ad Enrico Pignataro (Sergio Rubini), agente dell’attore, non sembra vero: coglie al volo la situazione, chiamando le televisioni per pubblicizzare l’evento e mettere in luce la bontà d’animo del suo assistito che si preoccupa della sparizione.
A poco a poco, realtà e finzione si mischiano: Arturo, desideroso che Mirko stia bene, si finge il padre, al punto da trasferirsi a casa sua, con il relativo consenso della scontrosa madre Irene (Aylin Prandi) e l’improbabile presenza dello zio Antonio (Giorgio Panariello), affetto da personalità multipla.
La nuova pellicola di Salemme, la nona, arriva ad un anno esatto dall’uscita di SMS – Sotto mentite spoglie. No problem vorrebbe essere una critica al mondo delle fiction e dei programmi che ti obbligano a “indossare il loro personaggio anche nella vita di ogni giorno.
Il film aspira ad essere una metafora del successo: oggi tutto dipende dai dati auditel e dall’immagine che dai di te”. Ma alla fine è una commedia leggera, senza una trama solida che supporti le relazioni dei vari personaggi e con gag elementari. La regia è pulita, consequenziale e con pochi colpi di testa. Una commedia da poco, con un lieto fine tanto scontato quanto superfluo.
[valentina venturi]