Niente da dichiarare
Rien à déclarer

Anno 2010

Nazione
Francia, Belgio

Genere commedia

Durata 108'

Uscita 23/09/11

distribuzione
MEDUSA FILM

Regia
Dany Boon
Sceneggiatura
Dany Boon, Yaël Boon
Fotografia
Pierre Aïm
Montaggio
Luc Barnier
Géraldine Rétif
Scenografia
-
Costumi
Nathalie Leborgne
Musica
Philippe Rombi
Produzione
Pathé, Les Productions du Ch'timi, TF1 Films Production, Scope Pictures, Canal+,
CinéCinéma
Interpreti
Benoît Poelvoorde, Bouli Lanners, Chritel Pedrinelli, Dany Boon
Eric Godon, François Damiens, Joachim Ledeganck, Karin Viard
Michel Vuillermoz, Olivier Gourmet

 

Una commedia riuscita. Ancora una volta. Con Niente da dichiarare? Dany Boon conferma il suo estro nel descrivere le piccolezze e i razzismi dei francesi, ma senza dimenticare mai che c’è rimedio a tutto. Dopo la discesa “Giù al nord”, è il momento di ridicolizzare il razzismo dei Belgi verso i francesi. Lo spunto narrativo scelto è dei più particolati.
Siamo nel 1993. Nasce la Comunità Europea e gli agenti della dogana Ruben Vandevoorde (Benoît Poelvoorde) e Mathias Ducatel (Dany Boon), il primo belga e l’altro francese, apprendono la notizia della soppressione del loro posto di dogana situata a Corquain in Francia e Koorkin in Belgio. Tra i due scorre il sangue del risentimento razziale, in special modo in Vandevoorde, che chiama senza soluzione di continuità i francesi dei “mangia lumache”. Ducatel deve districarsi tra il lavoro e l’amore per la sorella Olivia (Christel Pedrinelli). Uno per punizione, l’altro per cercare di fare breccia nel cuore della ragazza troppo legata alla famiglia, si trovano costretti a lavorare fianco a fianco nel primo distaccamento della dogana franco-belga. Devono pattugliare le strade di campagna di frontiera a bordo di una Rénault 4L.

Boon, anche questa volta sceneggiatore, attore e regista della pellicola, riesce a sdrammatizzare il razzismo interregionale in modo spensierato. Per dare maggiore leggerezza al tutto, da una parte inserisce la vicenda amorosa – a lieto fine – e dall’altra una questione aperta con un traffico di droga che per superare la dogana sceglie emissari poco professionali. La coppia Boon-Poelvoorde funziona senza intoppi, le riprese sono tutto sommato semplici e adatte alla pellicola. Un film godibile, con momenti divertenti (i due doganieri al rallenty con sottofondo di musica americana) e un buonismo di fondo che non stona. [valentina venturi]