Nessuna qualità agli eroi
id.
Regia
Paolo Franchi
Sceneggiatura
Paolo Franchi, Daniela Ceselli, Michele Pellegrini
Fotografia
Cesare Accetta
Montaggio
Alessio Doglione
Scenografia
Gianmaria Cau
Costumi
Grazia Colombini
Musica
Martin Wheeler
Interpreti
Bruno Todeschini, Elio Germano, Irène Jacob, Maria de Medeiros, Paolo Graziosi,
Mimosa Campironi, Alexandra Stewart, Rinaldo Rocco
Produzione
ITC Movie, Bianca Film, Ventura Film, RAI CINEMA – RTSI Televisione Svizzera, RTI
Anno
2007
Nazione
Italia, Svizzera
Genere
drammatico
Durata
102'
Distribuzione
BiM Distribuzione
Uscita
28-03-2008
Giudizio
Media

Ancora un film sulla solitudine, ancora un film sull’inseguimento, ancora un film sull’impossibilità di amare. O meglio di odiare. Dopo La spettatrice, in cui una sfortunata Bobulova inseguiva quello che si era illusa potesse essere l’amore della sua vita, in Nessuna qualità agli eroi Franchi torna nell’angusto terreno del sentimento soffocato e scava a fondo per riuscire a trovare risposte che forse neanche ci sono. Attraverso il doppio binario delle vite parallele di Luca, giovane figlio di un usuraio, e di Bruno, assicuratore indebitato fino al collo e in crisi coniugale.
Un noir esistenziale come lo definisce lo stesso Franchi. Nebuloso ed ermetico, complesso e stratificato. Senza vie d’uscita. Come era anche il destino della spettatrice del suo primo film. Luca è il nuovo spettatore di Franchi. Segue come un’ombra Bruno, lo spia, lo conosce, sa tutto di lui. Mentre Bruno vive la sua vita ignaro di essere l’oggetto dei “desideri” di qualcun altro. Accomunati dalla stessa dimensione filiale (sia Bruno che Luca sono figli che odiano il proprio padre) Bruno e Luca percorrono strade diverse: il primo è sposato e vuole a tutti i costi un figlio, Luca ha una relazione ma non riesce a vivere serenamente la sua libertà. Il malessere di una mancata appartenenza allo status sociale che li circonda li rende però simili, quasi fratelli. Bruno sa di essere destinato a restare figlio per sempre essendo sterile, Luca non può liberarsi dell’ingombrante figura del padre se non uccidendolo. Il loro fallimentare modo di essere è intercambiabile nonostante le apparenze. Apparenze che possono nascondere i tormenti sotterranei che albergano le loro anime. Ma non per sempre. Prima o poi le correnti incontrollabili che agitano il fondo del fiume risalgono in superficie. Prepotentemente. E le conseguenze non possono che essere imprevedibili.
Disarmante, sospeso, fin troppo cerebrale. Un abisso di cuori infranti alla ricerca di risposte definitive. Risposte che non ci saranno mai. Con pudore ci si avvicina al dolore di queste marionette soffocate dalla loro solitudini. Che non trovano spazio nel palchetto di questa disperata pantomima. E inevitabilmente cadono a terra. Senza riuscire a salvarsi dal vortice depressivo che li attanaglia. Dalla solitudine opprimente. E neppure da se stessi. [marco catola]