Nelle tue mani
id.
Regia
Peter Del Monte
Sceneggiatura
Michele Pellegrini, Peter Del Monte
Fotografia
Marco Carosi
Montaggio
Erika Manoni
Scenografia
Nicola Pontrandolfo
Costumi
Valentina Stefani
Musica
Paolo Silvestri
Interpreti
Kasia Smutniak, Marco Foschi, Luisa De Santis, Severino Saltarelli,
Luciano Bartoli, Alba Rohrwacher
Produzione
11 Marzo Film, Blue Film, Coca Color
Anno
2007
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
100'
Distribuzione
Teodora Film
Uscita
14-03-2008
Giudizio
Media

Dopo un silenzio, più o meno forzato, di ben 8 anni (il suo ultimo lavoro Controvento con l’inedita accoppiata Buy-Golino risale al 2000), torna Peter Del Monte, per alcuni un maestro, per altri un regista sopravvalutato. Schivo, introverso e decisamente non facile, Del Monte si è sempre imposto con un cinema fuori dagli schemi, poco convenzionale e lontano dal gusto corrente. Un cinema forse d’altri tempi che si ricollega a tutta una tradizione, anche di matrice antonioniana se vogliamo, più incline all’introspezione e all’intimismo che non alla spettacolarizzazione dei sentimenti o all’esaltazione del pathos. E anche la sua ultima fatica, ed è proprio il caso di definirla così viste le difficoltà produttive (il film non ha ottenuto finanziamenti statali e non è spalleggiato dalla tv come è orgogliosa di precisare la Teodora di Vieri Razzini che lo distribuisce), sembrerebbe rientrare in questa sua personalissima ottica: cinema non assuefatto alle leggi di mercato, tutt’altro che rassicurante, in una parola libero. Ora non sempre però il coraggio è un merito e se indubbiamente Nelle tue mani è un film coraggioso per tematiche, impostazione e messaggio l’imprint inculcato da Del Monte a sceneggiatura e messinscena non riesce in effetti a mantenere le premesse vantate.
Melodramma degli affetti tra mancanze snaturate e traumi sopiti, abbandoni reiterati e severe implosioni, ferite indelebili e rimarginazioni insperate. Con un occhio di riguardo per la presa di coscienza della propria insanità e la rassegnazione al caos universale. Due le anime coinvolte: Teo, astrofisico raziocinante attratto dall’ignoto ingestibile e distruttivo, e Mavi, dea caotica e umorale, instabile e affascinante come una supernova. L’incontro-scontro tra i due (Mavi investe con l’auto Teo) dà inizio ad una storia d’amore che nel giro di circa dieci anni trova il tempo per nascere, morire e forse risorgere. Passando attraverso la violenza di un’esacerbazione interiore che spinge Teo all’isolamento atarassico e Mavi alla progressiva distruzione di sé e di tutto quello che le gravita intorno. L’equilibrio spezzato dall’instabilità del cuore di Mavi non segna la fine di un amore ma solo un black out emozionale e momentaneo che non trova più nel corpo la sua valvola di sfogo e si spinge oltre i limiti della frustrazione rasentando la patologia. Mavi è il caos cui Teo inconsciamente aspira ma che consciamente rifugge. Come per protoni ed elettroni anche per Mavi e Teo vige la legge degli opposti che si attraggono. Il nucleo dei loro cuori è tenuto insieme proprio dalla compensazione che l’uno opera sull’altra. L’apparente linearità di Teo compensa il turbinio esistenziale di Mavi. In questa lotta di flussi contrapposti Del Monte sembra dirci che su tutto vince il tempo, che placa inquietudine e incertezze, e forse l’amore. Un amore complicato ma anche semplice, quasi cristallino nella sua ovvietà. Due persone che si amano tra alti e bassi. Con tanto di figlia a carico. Come tante altre storie d’amore di oggi. Nascoste dietro le mura di casa, dove nessuno più entrare. Del Monte ci si addentra e carica di emozioni la sua messinscena senza però strafare e lasciando campo libero ai suoi due attori-robot. Il gioco dei ruoli diventa a tratti estenuante e alla fine il rischio di assecondare un’autorialità sovraesposta incombe. Un film sull’amore, sulla caducità dei sentimenti e sull’incomunicabilità. Sgraziato, disturbante e tutt’altro che consolatorio. [marco catola]

Note di regia: Peter Del Monte

“Mavi è una ragazza instabile e ha nel cuore un male oscuro. Esplode quando si sente abbandonata, si trasforma in una specie di furia che getta nello sgomento chi le sta vicino.
Sembrerebbe un personaggio distruttivo, e in qualche modo lo è, solo che alla fine prevale in lei, malgrado tutto, una spinta vitale e una generosità che gli altri non hanno e da cui restano contagiati.
Una forza primordiale che Teo, persona razionale, bisognoso di ordine, prova all'inizio a contenere, ma da cui poi, per non essere sopraffatto, fugge via. Ma la distanza da lei non ne attenua il richiamo. E lo obbliga a confrontarsi con i propri limiti. E con il mistero del caos, che crea la vita e fa muovere le cose”.