Neil Young: Hearth of Gold
id.
Regia
Jonathan Demme
Sceneggiatura
Jonathan Demme
Fotografia
Ellen Kuras
Montaggio
Andy Keir
Scenografia
Michael Zansky
Costumi
Manuel
Musica
Neil Young
Produzione
J. Demme, T. Hanks, I. Herzberg
Interpreti
Neil Young, Emmylou Harris, Ben Keith, Larry Cragg, Chad Cromwell
Anno
2006
Genere
documentario
Nazione
USA
Durata
103'
Distribuzione
UIP
Uscita
27-10-06

Forse non tutti sanno che Jonathan Demme, regista famoso soprattutto per film di successo come Il Silenzio degli innocenti e Philadelphia, non è estraneo al mondo della musica. Sua è la regia di gran parte dei videoclip di Bruce Springsteen. E già nel 1984 aveva diretto un documentario musicale sui Talking Heads, Stop Making Sense, da noi poco noto se non addirittura inedito, in cui rivelava da subito le sue doti innate nel filmare i concerti soffermandosi non tanto sul loro semplice svolgimento quanto sull’“umore” che si diffonde nel pubblico, nell’aria, nei cuori. Sono passati vent’anni ed ecco che Demme torna ad occuparsi di musica. E lo fa focalizzando la sua attenzione su uno dei mostri sacri del rock, Neil Young. Cantautore solista (con un passato nei gloriosi anni ’60 nel gruppo folk country rock NSCY insieme a Crosby, Stills e Nash) di origini canadesi, considerato leggenda vivente del rock (pur non avendo partecipato a Woodstock), Neil Young, a sua volta, non è estraneo al cinema. E’ stato compositore delle musiche di molti film come Where the Buffalo Roam di Art Linson, Out of Blue di Dennis Hopper e Dead Man di Jim Jarmusch (proprio quello stesso Jarmusch che qualche anno più tardi gli dedicherà “Year of the Horse”, documentario sul tour di Young insieme ai Crazy Horse del 1996). Ma anche attore nei film Made in Heaven e Love at Large di Alan Rudolph, ’68 di Steven Kovacs e The Last Waltz di Martin Scorsese insieme a Bob Dylan. E addirittura regista con il musical politico Greendale del 2003.
In Neil Young: Heart of Gold (il titolo fa riferimento ad una delle sue canzoni più famose) Demme ci ritrae il cantante nello storico Ryman Auditorium a Nashville, capitale assoluta del country come tutta una tradizione anche cinematografica ci ha fatto conoscere. Young è decisamente cambiato rispetto a come ci veniva presentato negli altri documentari e nei film cui ha partecipato (dove ha quasi sempre interpretato il ruolo di se stesso). Non più furia incendiaria contro la società americana, Bush e l’ipocrisia bigotta delle masse. Ma cantante solo al centro del palco (nonostante il concerto sia organizzato con i collaboratori di sempre e gran parte dei propri familiari e amici). E soprattutto uomo. E’ la figura di uomo che preme più a Demme ancor prima di quella di artista. E non a caso la macchina da presa si sofferma principalmente sul volto ormai invecchiato di Young mettendo in luce il suo lato umano piuttosto che la sua performance musicale. E’ un uomo nuovo questo Young. In pace con se stesso e con gli altri. Figlio non più (e non solo) dell’America della contestazione ma della pacificazione intima ed individuale. E’ come se A Straight Story di David Lynch venisse portata in scena in forma di canzone sul palco di Nashville. Una sorta di inno alla morte. Nel 2005 a Young era stato diagnosticato un aneurisma cerebrale (curato poi con successo grazie ad un tempestivo intervento chirurgico) e nello stesso anno gli era venuto a mancare anche il vecchio padre. Non è un caso che il concerto alterni canzoni del vecchio repertorio di Young a pezzi nuovi dell’ultimo album “Prairie Wind” nato in concomitanza con i due momenti tragici della sua vita. E che il film si chiuda proprio con Young che una volta cantata “The Old Laughing Lady” (la vecchia signora che ride, la morte appunto) ripone nella custodia la sua inseparabile chitarra, si alza e se ne va.
Un peccato che in Italia questo struggente documentario sia uscito in due sole copie(!!!) riducendo inevitabilmente la sua visibilità a privilegio per pochi e fortunati spettatori. Da recuperare assolutamente. Sia per i fan accaniti dell’artista sia per chi non sa neppure chi è Neil Young. [marco catola]