Il
periodo natalizio è quello più adatto per proporre
film che trattino argomenti religiosi. E infatti Nativity,
diretto dall’autrice di Thirteen,
con cui ha vinto il Director’s Award al Sundance Film
Festival del 2003, si cimenta nella vicenda più famosa
del mondo: la nascita di Gesù. La pellicola segue le
tracce del viaggio di una giovane coppia, composta da Giuseppe
(Oscar Isaac) e Maria (Geisha Castle-Hughes), che parte da
Nazarteh per giungere a Betlemme, casa natìa dello
sposo, per registrarsi al censimento ordinato da Re Erode
(Ciarán Hinds).
Lo sceneggiatore Mike Rich racconta da dove è venuta
l’idea di riscrivere la nascita: “Conoscevo,
visivamente come era finito il viaggio a Betlemme. Avevo invece
una piccola idea di come fossero arrivati sin lì, che
genere di persone fossero e che tipo di sfide avevano dovuto
superare”. Per lo sceneggiatore di Scoprendo
Forrester il 2005 viene dedicato allo studio dello
script da parte di storici, teologici, esperti giudeo-cristiani,
esperti cattolici ed esperti ecumenici. Per quanto riguarda
la regia, a colpire Catherine Hardwicke sembra sia stato il
suo alto coinvolgimento narrativo e il desiderio “di
rendere Giuseppe e Maria più umani, in modo che il
pubblico potesse relazionarsi su un livello personale e trovare
l’ispirazione per andare avanti nelle proprie sfide
e difficoltà”.
La storia è nota, le versioni cinematografiche numerose.
Il merito della Hardwicke sta nell’aver aggiunto una
peculiare sfumatura umana ai personaggi. Maria è una
giovane piena di dubbi: non vorrebbe sposare Giuseppe, dopo
che lo Spirito Santo le dona la maternità si chiede
“chi mi crederà?”. Il futuro sposo
tentenna davanti al corpo di Maria trasformato. L’intimità
spirituale tra i due è molto più intensa di
quanto sia mai stata proposta finora. Girato tra Matera e
Ourzazate, in Marocco, il film regala degli scorci molto credibili.
[valentina venturi]
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