State
lontani da quell’ultima casa a
sinistra. Rimanete a distanza e non
aprite quella porta. Osservate nella notte quella casa
dalle finestre che ridono.
Monster House è il secondo
cartone animato realizzato con la tecnica della Motion Capture
sperimentata per la prima volta con Polar
Express di Robert Zemeckis, qui in veste di produttore
esecutivo insieme all’amico Steven Spielberg. La tecnica
si è maggiormente raffinata ed i risultati talmente
straordinari che le gesta cartonate degli attori - da Steve
Buscemi a Maggie Gyllenhaal e Kathleen Turner, che non solo
hanno donato loro voce ma anche movenze, espressioni e posture
- hanno raggiunto una verosimiglianza del tutto simile a quella
di un opera live.
“C’è qualcosa di malvagio nella casa di
fronte.” Ne sono convinti il dodicenne DJ ed il suo
amico Chowder. In quell’edificio fatiscente abitato
dal vecchio Neebercracker, continua a sparire di tutto: palloni,
tricicli, aquiloni, giocattoli, animali e… bambini.
Fine che per poco non tocca alla piccola Jenny, letteralmente
strappata dalle fauci della casa da parte dei due giovani
protagonisti. Ma con Halloween alle porte ed una schiera di
bambini succulenti che al grido “Dolcetto o scherzetto?”
si avvicinano alle sue prossimità, c’è
poco da stare allegri. E siccome il mondo adulto rimane sordo
ai loro segnali di attenzione, decidono di affrontare di persona
la cosa, cioè... la casa.
Monster House è da una
parte un divertente omaggio al cinema horror con i suoi snodi
narrativi canonici e figure stereotipate; dall’altra
è un viaggio nel cinema di Zemeckis e Spielberg con
numerosi omaggi e riferimenti alla loro cinematografia.
Il film si apre con una foglia che spinta dal vento svolazza
come la piuma di Forrest Gump
in maniera irregolare sui prati e sobborghi di una tipica
cittadina di provincia americana, andando ad incastrarsi tra
le ruote di un triciclo guidato da una bambina in cui è
facile rivedere il piccolo Elliot di E.T..
E potremmo procedere oltre a lungo.
La casa protagonista sembra uscita dai fotogrammi di Psyco
di Alfred Hitchcock e quando questa inizia a prendere vita
sembra essere stata costruita con il legname proveniente dal
bosco maledetto di La casa di
Sam Raimi.
Il regista debuttante Gil Kenan aveva già affrontato
il tema della casa maledetta nel cortometraggio di animazione
The Lark, in cui si creava una
relazione emotiva tra una persona ed il suo elemento ambientale.
La sua visione da parte di Zemeckis, gli ha permesso di cimentarsi
con un’opera così complessa ed innovativa. Un
connubio di riprese tradizionali e grafica computerizzata
volte a divertire ma soprattutto spaventare le platee di mezzo
mondo. Si perché al contrario di molti altri film d’animazione
Monster House ha almeno un paio
di scene cruente e visivamente molto forti, mentre l’antropromorfismo
della casa sarà destinata a rimanere per diverso tempo
negli incubi degli spettatori più sensibili.
Avvincente per gran parte del suo svolgimento, ovvero sino
a quando l'azione si svolge fuori la casa, meno quando questa
si sposta al suo interno, con un finale che tarda troppo a
venire e dal sapore sin troppo zuccheroso rispetto alle premesse.
Ma nonostante la perizia tecnica ed almeno un paio di sequenze
degne del miglior horror movie adulto, il film rimane un prodotto
per adolescenti, magari accompagnati, con tutte le carte in
regole per elevarsi sopra la media di quell’infinita
produzione media che da cartoonia si sta riversando sugli
schermi e nei festival di mezzo mondo. [fabio
melandri]
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