Ci sono
viaggi in cui la meta finale non è importante, ma il
percorso che si compie per giungere alla meta. Uno di questi
viaggi è raccontato nella pellicola del debuttante
Alessandro Lunardelli, un passato da documentarista (G8 di
Genova) e montatore nonché autore televisivo (Non pensarci,
Photocall).
Davide e suo fratello Loris vivono ad Agro, un paesino del
Nord Italia. Figli di un industriale di zona, i due lavorano
nella fabbrica di famiglia. Il primo, timido ed introverso
nasconde una voglia di libertà mentale, professionale
e sessuale; l'altro è un uomo in carriera, terrorizzato
da una paternità in arrivo ed il sogno di assistere
a Barcellona alla semifinale di Champions League della sua
beneamata Inter. Il viaggio a Barcellona per l'evento è
solo la prima tappa di un viaggio che i due fratelli affronteranno
e li porteranno ad affrontare le loro paure più profonde,
i loro sogni più remoti, le loro aspirazioni più
alte, accompagnate da Ana, una misteriosa ed indipendente
ragazza in viaggio verso i ghiacci eterni della Patagonia.
Il
mondo fino in fondo, è un insolito
on the road italiano, girato in modo leggero, scritto bene
senza troppi provincialismi del nostro cinema ed assecondato
da una trio d'attori (Luca Marinelli, Filippo Scicchitano
e Manuela Martelli) che mostrano potenzialità interessanti
per il prossimo futuro.
“Se cambi la tua
vita forse a qualcun altro verrà la voglia di cambiare
la sua” viene detto nel film al diciottenne Davide.
Ed è proprio un viaggio dentro il cambiamento che è
personale - quella dei tre protagonisti - e di due paesi -
un'Italia raccontata all'inizio dei suoi cinque anni di profonda
crisi economica e del Cile non ancora pacificato dagli orrori
di un passato dittatoriale ancora vivi nelle memorie e sulla
pelle dei suoi concittadini - quello che Lunardelli riesce
a raccontare ed illustrare evitando le debolezze solite del
cinema italiano fatte di una sceneggiatura priva di mordente
ed interesse, abbondante sentimentalismo di stampo televisivo,
ed un orizzonte da due camere con bagno a cui i finanziamenti
anemici al cinema italiano spesso e volentieri costringono
gli autori meno intraprendenti.
Lunardelli, vola alto o almeno ambisce a farlo con coraggio
ed un pizzico di sfrontatezza, comparando la superficialità
di alcuni personaggi troppo legati all'effimero di una partita
di calcio (seppur importante) con le sorti del nostro pianeta
dopo la conferenza di Copenaghen e lo scioglimento dei ghiacci
nella Patagonia più remota. Il risultato è convincente
nonostante alcune impurità di racconto e recitazione
che di tanto in tanto emergono, ma da guardare con occhio
clemente perchè, a nostro parere, un giovane talento
potrebbe aver oggi mosso i suoi primi passi.
[fabio melandri]