Milk
Sut
Regia
Semih Kaplanoglu
Sceneggiatura
Semih Kaplanoglu, Orcun Koksal
Fotografia
Ozgur Eken
Montaggio
Semih Kaplanoglu, Emre Yacsan
Scenografia
Naz Erayda
Costumi
Naz Erayda
Musica
-----------------
Interpreti
Melih Selcuk, Basak Koklukaya, Riza Akin, Saadet Isil Aksoy
Produzione
Kaplan Film Production, Arizona Films, Heimatfilm gmbh
Anno
2008
Nazione
Turchia, Francia, Germania
Genere
drammatico
Durata
102'
Distribuzione
-------------------
Uscita
---------------------------
Giudizio
Media
| sito italiano |

Sut (latte) è il secondo segmento di una trilogia che, cominciata con Yumurta (Uova) nel 2007 e che proseguirà con Bal (Miele), percorre a ritroso dall’età adulta fino all’infanzia la vita di un poeta, Yussuf, incarnazione dello scontro tra vecchio e nuovo nella società turca. Trattandosi del segmento centrale, Yussuf è qui rappresentato come un giovane ragazzo che, appena diplomato, vive con la madre e si mantiene vendendo latte. Ma la sua passione è scrivere poesie e sembrerebbe pure abbia talento visto che alcune sue composizioni sono state pubblicate su una rivista. Eppure non riesce ancora a capire che cosa fare della sua vita diviso tra le velleità artistiche e l’appartenenza ad un mondo rurale con le sue tradizioni e i suoi ritmi. La scoperta della relazione della madre con il capostazione del paese e la riforma dall’esercito lo aiuteranno a scegliere quale strada intraprendere.
Sullo sfondo del repentino e progressivo processo di industrializzazione che ha investito le regioni rurali della Turchia il passaggio alla vita adulta di un giovane che non sa se seguire la modernità culturale verso cui si sta dirigendo il suo Paese o uniformarsi alle regole maschiliste di una tradizione millenaria. Il cambiamento interiore di Yussuf si esemplifica nel rapporto conflittuale con la madre che inquietanti segni del destino già gli presagiscono (i fondi neri del caffè, il serpente in cucina). Una volta cresciuto, il figlio non è più dipendente dalla madre (e in questo consiste la metafora del latte cioè latte materno che dà la vita) e può distaccarsene per continuare il percorso della propria vita con i propri piedi. Allo stesso modo la madre, appurata l’autosufficienza del figlio, può dedicarsi a se stessa dando libero sfogo alla propria femminilità. Solo il distacco dalla figura centrale e dominante della madre segna il passaggio mentale dall’infanzia alla maturità. [marco catola]