Undici anni dopo si riforma la squadra che scortò il
ragioniere della mafia Turi Leofonte nel processo contro il
boss Scalia, mandando in carcere l'intero clan. Turi ha scontato
la pena "il mio debito con la società", come
dice lui stesso piazzando il primo di una serie infinita di
luoghi comuni, di cui il film abbonda con magnanima generosità,
ma prima di assurgere alla condizione di uomo libero Turi
deve consegnare il tesoro nascosto nei paradisi fiscali di
mezzo mondo. Sarà Leofonte in persona a richiedere
l'aiuto del vicequestore Di Venanzio che nel frattempo convive
con Chiara, la figlia di Turi e con i suoi due bambini, refrattario
come il resto dei suoi uomini a sacrificarsi per portarlo
in Sicilia dove ha promesso di restituire il bottino sottratto
allo Stato. Sulle loro tracce si mette Rocco Scalia, figlio
del boss, aiutato da una talpa del ministero, deciso a vendicare
la morte del padre. Rocco è il volto nuovo della criminalità,
veste firmato e gestisce i suoi affari su internet e trasformerà
il viaggio di ritorno in un percorso a ostacoli, seminando
bombe e scatenandogli contro un vero esercito armato fino
ai denti. Ma anche Turi tiene famiglia e non ha nessuna intenzione
di mollare milioni di euro a uno Stato che gliel'ha distrutta,
costringendo la figlia al programma testimoni e impedendogli
di vivere con i nipoti. Tutto si complica quando Chiara decide
di portare i bimbi dal nonno per l'ultima volta. Sarà
questa la mossa che permetterà a Scalia di passare
in vantaggio e di mettere a repentaglio l'intera missione.
Più di dieci anni dopo dal film che di fatto rilanciava
il poliziottesco in Italia, che nel frattempo prendeva il
nome di action movie, inaugurando un filone che sarebbe sfociato
nei vari Distretti di Polizia televisivi, Fragasso torna al
cinema con un sequel che non aggiunge e non migliora quello
che aveva già raccontato nel primo episodio.
La trama sembra non suscitare particolare interesse nel regista,
che la riduce ad un pretesto per agganciare l'una con l'altra
scene di inseguimenti, agguati e sparatorie con grande dispendio
di pallottole e trucchi dozzinali. Per dare una parvenza di
profondità e complessità psicologica Fragasso
e Rossella Drudi, autrice del copione, si affidano agli stilemi
di una soap opera, tra mogli tradite e bambini orfani di padre.
Rifiutano pervicacemente di affrontare il tema spinoso della
mafia, usato solo per giustificare la crudeltà dell'antagonista
e per verniciare l'impianto drammaturgico con una patina di
attualità. Rocco Scalia è forse il ruolo più
convincente del film. Interpretato da un redivivo Enrico LoVerso,
come redivivo è l'intero cast da un Giannini con gli
occhi di fuori che pronuncia tutto il tempo battute in un
fastidioso siciliano da Padrino,
a un Bova che ha due espressioni, una con la pistola e una
senza, fino a una spaesata Mondello, Lo Verso ha lo sguardo
allucinato e il sorrisetto perverso di chi gode a umiliare
i più deboli e indifesi, un ladro di bambini fuor di
metafora, che incarna al meglio il cattivo tipico dei b movie
italiani degli anni settanta. Lo Verso sfodera un sadismo
degno di Volontè purtroppo tenuto a bada da una sceneggiatura
che non sa sfruttare le risorse a disposizione. Lo Verso strappa
decisamente la scena ai tanti eroi positivi che affollano
il set e che si barcamenano tra gag ripetitive (l'accoppiata
De Rienzo - Memphis è una delle cose peggiori viste
questi ultimi anni) e un sentimentalismo di bassa lega.
Fragasso si tiene lontano da ogni istanza di credibilità
e non vuole che il suo cinema sia giudicato per questo, ma
è nelle sequenze d'azione che mostra più il
fianco al ridicolo e al trash più demenziale. Come
se non bastasse spreca le intuizioni migliori, come quella
della madre che per ottenere favori dalla mafia tiene sotto
sequestro il nipote di Leofonte, copiando a mani basse Io
non ho paura di Ammaniti. Ma il punto più basso
lo raggiunge nella sequenza ambientata a Montecatini arrivando
a sfidare lo spettatore e la sua capacità di resistere
a tante assurdità tutte insieme. Milano
- Palermo: il ritorno conferma che resuscitare il poliziottesco
dopo Di Leo, è un'impresa che non porta da nessuna
parte e ottiene l'effetto contrario, di preferirgli le fiction
televisive. [matteo cafiero]