Miranda
July è quello che nell’immaginario comune si pensa
sia la vera artista. Scrittrice, autrice, regista, performer.
E’ anche un’attrice di talento. Oltre che donna
di gradevolissimo aspetto.
La sua poliedricità innata scaturisce prepotentemente
dal suo esordio cinematografico. Racconto corale di un microcosmo
quotidiano inaspettatamente inconsueto. Delizioso ritratto di
vite amorose che si sfiorano senza mai scontrarsi. Incroci di
cuori inappetenti alla ricerca di un senso unico da percorrere.
Mille storie per mille facce. Che hanno colori, suoni ed immagini
diverse. Proprio come suggerisce il titolo. Io e te. E tutti
quelli che conosciamo.
Miranda July è in realtà Christine Jesperson.
O almeno la sua vita ricalca quella di Christine Jesperson,
la protagonista del film. Artista. Single. Solitaria. Come un
cigno in uno stagno di ranocchie, si muove candida in cerca
di sé e dell’altro da sé. La sua ricerca
è pura come il suo animo. E nelle acque sordide riesce
a intravedere uno spiraglio di luce da cui può crescere
una gemma di vita. E allora tra una performance videoartistica
in cerca di consacrazione e una visita medica ad anziani con
problemi deambulatori, Christine si insinua nella vita sconclusionata
di Richard, giovane commesso dalla spiccata immaginazione con
due figli a carico ed un matrimonio alle spalle. Congiunzione
di due lune in isolamento. Con conseguente ed incontrollabile
scombussolamento degli animi.
Mescolando sapientemente, proprio come fa nelle sue performances
d’avanguardia, realtà e fantasia, la July tratteggia
un delicato affresco di vita frastornata ma non frastornante
che scandaglia il talento innato di una creatura in grado ancora
di sorprendere e di farsi sorprendere da quello che la circonda.
Esordio col botto per la giovane regista indipendente. Incetta
di premi un po’ ovunque, dal Sundance (Premio Speciale
della Giuria) al Festival di Cannes (Camera d’or della
Semaine de la Critique) a festival minori (Philadelphia, Los
Angeles). In Italia vergognosamente vietato ai minori di 14
anni a testimonianza del macello intellettuale di cui siamo
in balia. [marco catola]
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