Il matrimonio di Lorna
Le silence de Lorna
Regia
Jean Pierre e Luc Dardenne
Sceneggiatura
Jean Pierre e Luc Dardenne
Fotografia
Alain Marcoen
Montaggio
Marie-Hélène Dozo
Scenografia
Igor Gabriel
Costumi
Monic Parelle
Musica
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Interpreti
Arta Dobroshi, Jérémie Rénier, Fabrizio Rongione, Alban Ukaj, Morgan Marinne,
Olivier Gourmet, Anton Yakovlev, Grigori Manoukov, Mireille Bailly
Produzione
Les Films Du Fleuve, Archipel 35, Lucky Red, Rtbf, Arte/Wdr, Gemini Film, Mogador Film
Anno
2008
Nazione
Francia, UK
Genere
drammatico
Durata
108'
Distribuzione
Lucky Red
Uscita
19-09-2008
Giudizio
Media

Lorna (Arta Dobroshi, promessa del cinema balcanico) è di origine albanese. Lorna vive in Belgio. Lorna deve avere la cittadinanza. Lorna accetta il piano ordito da Fabio (Fabrizio Rongione) per poter diventare belga. Lorna accetta un matrimonio bianco con Claudy (Jérémie Renier, attore feticcio dei Dardenne), un tossicodipendente gentile e solo. Lorna mette da parte i soldi per prendere in affitto un bar con il ragazzo Sokol (Alban Ukaj), che lavora tra la Germania e l’Italia. Lorna desidera una vita migliore. Lorna desidera essere amata. Lorna si arrende…
Conquistando il premio per la migliore sceneggiatura al 61esimo Festival di Cannes, Luc e Jean-Pierre Dardenne realizzano un film contemporaneo, incentrato ancora una volta sulla necessità degli emarginati di inserirsi, di diventare parte integrante dell’ambiente circostante, ma anche della loro sconfitta. Nello specifico i fratelli belga parlano di immigrati. Jean-Pierre Dardenne dichiara: “Si tratta di un film più complesso, con più trama, più romanzato, rispetto ai nostri precedenti. Diverse storie si intrecciano tra di loro. Lorna è un’eroina, ma i personaggi che le ruotano attorno non sono affatto secondari”. L’indagine sociale è ancora una volta il loro biglietto da visita cinematografico. Se la trama della ragazza che desidera la cittadinanza fa vagamente pensare a Green Card – Matrimonio di convenienza (Peter Weir, 1990, con Gérard Depardieu e Andie MacDowell), i riferimenti si fermano qui.
Quello di Lorna è un calvario verso la desolazione e la sconfitta. L’escamotage finale, da godere durante la visione stessa, offre uno spunto nuovo al cinema dei due fratelli. “Si tratta di vedere – racconta Luc – se la colpa è la chiave per mostrare un’umanità nuova; ne L’Enfant attraverso le lacrime di Bruno, in questo film attraverso la follia di Lorna. Rivelare come l’essere umano ad un certo punto si arrenda e senta il bisogno di creare un legame non strumentale ma umano. Siamo più crudeli con Lorna che con Bruno. Alla fine Lorna ci lascia, lascia la terra”. E non lo fa nel modo più usuale che ci sia. Girato a spalla, ma questa volta usando un 35 mm; ne consegue che “la macchina da presa sia un po’ più pesante, quando è portata in spalla. Il tempo di reazione è più accentuato rispetto alla super 16 che utilizziamo di solito. Questo dà un effetto di forza di inerzia, come il movimento di una locomotiva”. I vincitori della Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior film con “Rosetta” del 1999 e “L’enfant” del 2005, con “Le silence de Lorna” allargano il campo di ripresa, dando meno movimento alle immagini e offrendo un campo medio-lungo. “Volevamo che Lorna e il suo segreto fossero circondati dalla folla”.
Un cinema spietato, un cinema che trae spunto dalla realtà circostante. [valentina venturi]