Mater
Natura
è il nome dell’agriturismo e consultorio psicologico
per uomini in crisi, che un gruppo di transessuali mette in
piedi appena fuori Napoli, alle pendici del Vesuvio che come
illustra uno dei personaggi, con le sue spaccature e colate
laviche rappresenta la donna, mentre il mare che imponente
osserva da lontano assume le connotazioni prettamente maschili.
E loro questi anomali personaggi in cerca d’amore e
di famiglia si piazzano nel mezzo, a metà strada tra
i due opposti, in parte per scelta, in parte per necessità,
ma soprattutto per convinzione. Un “paradiso in terra”
in cui trova rifugio Desiderio (Maria Pia Calzone), un transessuale
in conflitto con i suoi genitori e con un grave lutto da superare.
Una commedia grottesca sul mondo dei transessuali, capeggiati
da una Wladimir Luxuria convinta e convincente, girato dall’esordiente
Massimo Andrei - regista teatrale ed autore di testi per Peppe
Barra, Nicola Piovani, Lino Cannavacciuolo - uno stile a metà
strada tra il primo Pappi Corsicato e la Roberta Torre di
Tano da morire. Unico rappresentante
italiano alla 20a Settimana della Critica di Venezia, il film
di Andrei utilizza tutti i luoghi comuni sul mondo omosessuale
e transessuale, cercando continuamente di buttarla un burletta,
barzelletta... insomma in caciara. Coadiuvato da mediocri
caratteristi ed attori in cerca d’ispirazione, ambientato
in una Napoli stereotipata e da film poliziotteschi Anni Settanta,
il film mette in mostra tutti i mali del giovane cinema italiano,
carente oltre che di interpreti convincenti – e non
è un caso che il più in parte sia proprio il
meno attore di tutti, la Luxuria di cui prima - di sceneggiatori
che sappiano costruire una storia lontano dai cliché
paratelevisivi da reportage di seconda serata, di dialoghisti
capaci di mettere in bocca a dei professionisti parole che
non appaiano finte ed innaturali.
[fabio melandri]