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Anno
-
Nazione
UK
Genere
commedia
Durata
123'
Uscita
30/03/2012
distribuzione
Fox Searchlight |
Regia |
John
Madden |
Sceneggiatura |
Ol
Parker |
Fotografia |
Ben
Davis |
Montaggio |
Chris Gill |
Scenografia |
Alan
MacDonald |
Costumi |
Rahel Afiley |
Musica |
Thomas Newman |
Produzione |
Blueprint
Pictures |
Interpreti |
Maggie Smith
Judi Dench
Tom Wilkinson
Dev Patel
Penelope Wilton
Ramona Marquez
Celia Imrie
Ronald Pickup |
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Chi dice
che l’età d’oro è sinonimo di meritato
riposo dopo gli sforzi di una vita? E chi dice che la saggezza
del Guru Cali su di noi imbiancandoci i capelli e donandoci
una beata espressione dal sorriso e dagli occhi rincuoranti?
In senilità è davvero tutto sistemato? Oppure
come Jean ci troveremmo a non sopportare l’idea di doverci
accontentare di un modesto appartamento con corrimano lungo
le pareti come sostegno, di un inconcludente marito e di una
figlia prosciuga conto? O forse come Evelyn la vita ci befferà,
levandoci un marito per restituirci i suoi debiti. O ancora
potremmo girare in lungo ed in largo come Graham in cerca
di una persona del passato mai dimenticata. E se invece come
Muriel avessimo bisogno di un’anca nuova? Per tutti
loro la méta è Bangalore al Marigold Hotel,
dove le cure mediche sono più abbordabili e la vita
generalmente è meno cara che in Inghilterra. E Poi
Bangalore è in India, da sempre una delle mete preferite
dai britannici.
E così, parole dei produttori “quando i personaggi
stanno per entrare in un periodo della vita considerato grigio,
si apre per loro un nuovo capitolo fatto di esplosioni di
colori, di allegria e di opportunità per reinventare
se stessi”.
Un buon cast di attempati attori inglesi, plurinominati e
premiati (primeggia tra loro Judi Dench, attrice piena di
titoli onorifici tra cui affascina quello di Dama di Gran
Croce dell’Ordine dell’Impero Britannico) e provenienti
dalle pellicole e dalle trasposizioni cine-letterarie più
note (per citarne alcune: Harry
Potter, Shakesperare in Love, I Pirati dei Caraibi, The Millionaire,
Il Diario di Bridget Jones, e anche Il
senso di Smilla per la Neve e La
Ragazza dall’Orecchino di Perle). Saranno
loro a sostenere per tutto il tempo l’ultimo lavoro
di John Madden, perché non tracolli in un nuvolone
di stereotipi e banalità. Pur riuscendo a renderlo
piacevole, con il loro austero ed ironico stile british, l’incontro
tra Oriente ed Occidente è senz’altro semplificato
da un’ India molto sommaria. Tutti ne parlano e il suo
fascino è pronto a cambiare la vita di ogni protagonista,
ma in realtà, a parte qualche attraversamento pedonale,
una passeggiata in risciò o i bambini che sbucano da
ogni parte, la storia è priva del minimo senso si avventura
e lo spettatore vivrà la maggior parte del tempo nell’
Hotel delle eleganti promesse, ma che è solo un vecchio
albergo dismesso. A questo fanno eco storie poco personificate
e dagli avvicendamenti sommari e scontati in cui ogni identità
vacillante ritroverà presto la sua collocazione. Probabilmente
il film doveva essere una pacca sulla spalla a chi credeva
che tutto ormai era perduto, puntando sull’idea di stravolgere
la propria vita con nuovi costumi ed usanze dal sentore fiabesco
e cercando di riassumere il tutto nei colori e nei rumori
dell’india e in una massima del luogo: “Se non
è tutto sistemato significa che non è arrivata
la fine”. Ma quello che invece ne esce fuori è
una storia senza identità che butta all’aria
la bella recitazione di ogni attore e che sembra trascinarsi
verso la fine con segnali di noia ed indolenza verso se stessa
e la sua stessa promessa non riuscita, di essere una storia
avvincente.
[silvia
langiano]
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