Almodovar
è sicuramente un regista che riesce a imprimere un vero "marchio
di fabbrica" ad ogni suo film. Questa sua ultima fatica, con
la quale chiude i conti con un passato prima difficile (il collegio)
e poi esuberante (la movida madrilena anni Ottanta), lo conferma tra
i più innovativi registi del mondo. Stavolta Pedro mette a
nudo se stesso, con intimismo, fierezza e pudore: il quadrilatero
omosessuale che viene narrato è avvolgente e quasi fastidioso.
Le donne sono solo piccoli contorni ad un circo di passioni, minacce
e omicidi. Inoltre prende a calci il franchismo e l'eroina e celebra
il rito del meta-cinema con infinita "passione" (la parola
che non a caso conclude la pellicola). Ottimo il giovane Gael Garcia
Bernal nel doppio ruolo, ottima la pellicola nel complesso. [simone
pacini]