Lupin
e il suo fido Jigen si mettono insieme per organizzare il
colpo del secolo, mettere le mani sul tesoro di Cagliostro,
il più grande falsario del mondo e della storia. In
città fervono i preparativi per l'imminente matrimonio
tra il Conte e la giovane principessa Clarissa. Per Lupin
è una tentazione troppo ghiotta, rubare i soldi e il
cuore della promessa sposa dalle grinfie del nemico. Ma a
seguire ogni sua mossa piomba come un falco l'ispettore Zenigata
direttamente dal Giappone.
I soldi, quelli veri e quelli falsi, le luci e le ombre, la
polizia dell'Interpol e le guardie del conte, il casato di
Cagliostro e quello della principessa, l'amore ideale e quello
carnale, il Casanova sognatore e il marito fedele ma violento,
la Fiat Cinquecento e la Due Cavalli, il castello e le prigioni
sotterranee, interamente costruito su queste e altre infinite
opposizioni il lungometraggio avrebbe fatto la gioia dei semiologi
da Barthes a Greimas. Lupin è l'arte dell'inganno.
Mascheramenti e trucchi sono i modi in cui Lupin risolve i
conflitti e conquista i suoi obiettivi. Di fronte a ogni ostacolo,
Lupin reagisce come un bambino sorpreso a rubare la marmellata.
Col sorriso canaglia costantemente stampato sulla faccia,
Lupin non si perde mai d'animo e in nome di un senso della
giustizia molto alto coinvolge nell'avventura i suoi fedeli
compagni. E per tutto il tempo hai il dubbio che le sue azioni
siano interessate da un fine materiale o piuttosto dal suo
contrario. Rubare e accumulare tesori sono un pretesto per
migliorare la vita agli altri.
Il personaggio di Lupin infatti funziona come meccanismo di
salvezza. Siamo di fronte al più classico esempio di
Angelo Salvatore. In una storia l'eroe attraversa un arco
narrativo, dall'incidente scatenante fino al suo climax per
riparare ad una ferita inconscia. Ma un personaggio come Lupin
non ha niente da riparare, è perfetto così comè.
Lupin è come il tenente Colombo, come lo Straniero
senza Nome della trilogia del dollaro di Sergio Leone interpretato
da Clint Eastwood (e infatti il doppiatore giapponese di Lupin
era lo stesso di Clint Eastwood). Sono i personaggi che entrano
in contatto con Lupin a vivere un arco narrativo completo.
E così accade a Clarissa, vera eroina del film e contemporaneamente
oggetto del desiderio dell'eroe Lupin e dell'antagonista Cagliostro.
Montato come un'enorme puntata di un'ora e mezza che ne riunisce
tre, ognuna con una sua trama che si svolge in tutto il suo
arco fino al climax finale, il capolavoro di Miyazaki emerge
dopo trent'anni di distanza per l'anniversario di uno dei
manga più affascinanti e rutilanti dell'animazione
giapponese.
Per tutto il tempo si respira un'atmosfera alla James Bond
grazie a Monkey Punch, il creatore della serie. Il ritmo è
scandito da esplosioni, trucchi, doppie porte nascoste dentro
una libreria, botole, armi storicamente esistite, in cui ogni
scena è una sorpresa continua. La mano di Miyazaki
invece è visibile e segna indelebilmente le sequenze
poetiche e liriche che formano una pausa tra un inseguimento
e l'altro. E sono sicuramente i momenti migliori di quest'opera.
[matteo cafiero]