Louise-Michel
id.
Regia
Benoît Délepine, Gustave Kervern
Sceneggiatura
Benoît Délepine, Gustave Kervern
Fotografia
Hugues Poulain
Montaggio
Stéphane Elmadjian
Scenografia
Paul Chapelle
Costumi
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Musica
Gaëtan Roussel
Interpreti
Yolande Moreau, Bouli Lanners, Robert Dehoux, Albert Dupontel, Philippe Katerine, Mathieu Kassovitz, Tamara Kafka, Catherine Hosmalin, Benoît Poelvoorde, Pierre Renverseau
Produzione
Mnp Entreprise, No Money Productions, Arte France Cinema
Anno
2008
Nazione
Francia
Genere
commedia
Durata
94'
Distribuzione
Fandango
Uscita
03-04-2009
Giudizio
Media

Cinepresa fissa per gran parte dell’ora e mezza del film; dialoghi che rasentano l’assurdo; silenzi prolungati; per protagonisti attori con ben poco appeal estetico o richiamo. Come se non bastasse, al centro della storia ci sono un gruppo di operaie della regione francese della Picardia licenziate in tronco.
Può un film del genere diventare il caso dell’anno? Ovvio: sì!
I francesi Benoît Délepine e Gustave Kervern scrivono e dirigono Louise-Michel prendendo spunto da una storia vera e la rendono piena di riferimenti all’attualità di questi mesi, nonostante sia stata realizzata un anno fa. Louise (Yolande Moreau) e Michel (Bouli Lanners ) sono rispettivamente una delle operaie licenziate da un giorno all’altro (una sera ricevono un nuovo grembiule con il nome ricamato e la mattina seguente la fabbrica è stata sgomberata) e il killer “professionista” che viene assoldato per uccidere il “padrone”. L’omicidio su commissione porta i due (una coppia sessualmente ambigua) da Amiens a Bruxell, fino a compimento della missione in un paradiso fiscale… La prigione li attende, ma sarà una pena alleviata da un lieto evento.
La verità è che la storia descritta rientra nella sfera dei desideri irrealizzabili. In più si estremizza un desiderio recondito utilizzando stilemi propri della commedia nera, rendendo la visone ancora più piacevole. Raccontare con precisione i passaggi narrativi è un peccato: molto meglio andare al cinema e ridere amaro su quello che vediamo sul grande schermo, consapevoli che difficilmente accadrà anche a noi.
Premiato al Sundance e a San Sebastian, presentato a Londra e al Festival di Roma nella sezione L'altro Cinema, Louise-Michel è stato considerato il caso cinematografico dell'anno, probabilmente anche per l’estrema difficoltà di intrappolarlo in un genere preciso. Si può paragonare allo stile di Aki Kaurismäki, ma anche a Ken Loach, senza dimenticare Luis Buñuel o persino i fratelli Coen. Gli autori Benoît Délepine e Gustave Kervern lo definiscono un “western sociale, in cui i buoni più buoni diventano cattivi e dove i cattivi sono degli irriducibili criminali”. Provare per credere.
[valentina venturi]