Cinepresa
fissa per gran parte dell’ora e mezza del film; dialoghi
che rasentano l’assurdo; silenzi prolungati; per protagonisti
attori con ben poco appeal estetico o richiamo. Come se non
bastasse, al centro della storia ci sono un gruppo di operaie
della regione francese della Picardia licenziate in tronco.
Può un film del genere diventare il caso dell’anno?
Ovvio: sì!
I francesi Benoît Délepine e Gustave Kervern
scrivono e dirigono Louise-Michel
prendendo spunto da una storia vera e la rendono piena di
riferimenti all’attualità di questi mesi, nonostante
sia stata realizzata un anno fa. Louise (Yolande Moreau) e
Michel (Bouli Lanners ) sono rispettivamente una delle operaie
licenziate da un giorno all’altro (una sera ricevono
un nuovo grembiule con il nome ricamato e la mattina seguente
la fabbrica è stata sgomberata) e il killer “professionista”
che viene assoldato per uccidere il “padrone”.
L’omicidio su commissione porta i due (una coppia sessualmente
ambigua) da Amiens a Bruxell, fino a compimento della missione
in un paradiso fiscale… La prigione li attende, ma sarà
una pena alleviata da un lieto evento.
La verità è che la storia descritta rientra
nella sfera dei desideri irrealizzabili. In più si
estremizza un desiderio recondito utilizzando stilemi propri
della commedia nera, rendendo la visone ancora più
piacevole. Raccontare con precisione i passaggi narrativi
è un peccato: molto meglio andare al cinema e ridere
amaro su quello che vediamo sul grande schermo, consapevoli
che difficilmente accadrà anche a noi.
Premiato al Sundance e a San Sebastian, presentato a Londra
e al Festival di Roma nella sezione L'altro Cinema,
Louise-Michel è stato considerato il caso cinematografico
dell'anno, probabilmente anche per l’estrema difficoltà
di intrappolarlo in un genere preciso. Si può paragonare
allo stile di Aki Kaurismäki, ma anche a Ken Loach, senza
dimenticare Luis Buñuel o persino i fratelli Coen.
Gli autori Benoît Délepine e Gustave Kervern
lo definiscono un “western sociale, in cui i buoni più
buoni diventano cattivi e dove i cattivi sono degli irriducibili
criminali”. Provare per credere.
[valentina
venturi]