The Last Song
id.
Regia
Julie Ann Robinson
Sceneggiatura
Nicholas Sparks, Jeff Van Wie
Fotografia
John Lindley
Montaggio
Nancy Richardson
Scenografia
Nelson Coates
Costumi
Louise Frogley
Musica
Aaron Zigman
Interpreti
Miley Cyrus, Greg Kinnear, Liam Hemsworth, Kelly Preston, Bobby Coleman,
Hallock Beals, Nich Lashaway, Carly Chaikin, Nicky Searcy, Kate Vernon
Produzione
Touchstone Pictures, Offspring Entertainment
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
commedia
Durata
90'
Distribuzione
Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
Uscita
30-04-2010
Giudizio
Media

Figlia di genitori separati, Veronica è costretta dalla madre a trascorrere le vacanze estive a Tybee, un’isola al largo della costa della Georgia, col padre e il fratellino saputello ma generoso. Veronica ha avuto guai con la giustizia, un piccolo furto che l’ha marchiata in famiglia e tra gli amici come una ribelle e una disadattata, adolescente da redimere e da riportare sulla retta via, ma con il rischio di perderla sempre. Ha un talento per la musica ereditato dal padre, a cui ha rinunciato così come ha abbandonato i propositi di iscriversi all’università. Ha sedici anni come Miley Cyrus la star che la interpreta e che è stata lanciata dal ruolo idolo delle teenager, Hannah Montana. E come lei ha un broncio stampato sul viso e irriducibile a ogni entusiasmo. Si rifiuta di mettersi al centro dell’attenzione in spiaggia, dove si veste rigorosamente di nero e al posto del bikini indossa magliette trasandate e stivali invernali. Recita la parte del brutto anatroccolo che si ostina a rimanere tale e a non trasformarsi in cigno. Ma nonostante faccia di tutto per non apparire, affetta dalla classica sindrome dell’invisibilità, viene notata dal belloccio di turno, un Big Jim biondo, atletico e dagli occhi azzurri, dai mille talenti (dalla pallavolo al volontariato per l’istituto di biologia marina al lavoro da meccanico dell’officina del padre) e dalla famiglia più ricca e più aristocratica di tutto il sud degli Stati Uniti.
Ma un amore estivo potrà durare anche oltre i baci dati di notte abbracciati davanti a un romantico falò? Se nella prima parte il punto di vista è del padre che cerca di penetrare nei segreti della figlia, nel momento in cui l’amore col coetaneo sembra risolto, ecco che il punto di vista si ribalta e ciò che resta da svelare è l’enigma del padre. Chi è veramente quest’uomo che ha rinunciato alla famiglia, al pianoforte, alla pittura su vetro e ha dato fuoco alla chiesa, macchiandosi irrimediabilmente di una colpa da cui sembra non potersi più riscattare?
Da parallelo il percorso di padre e figlia, si fa coincidente, grazie ad una struttura di rimandi, semine e raccolte che tiene armonizzate tutte le trame e sottotrame, e veniamo a scoprire qual è il nucleo essenziale che il film ci vuole raccontare, il suo conflitto e la sua ossessione, il rapporto tra un padre e una figlia, tra la vita e la morte, tema privilegiato dei romanzi di Nicholas Sparks, qui chiamato dalla Disney a cucire su misura un ruolo cinematografico per l’esordio di Miley Cyrus. Tema che si declina nell’universo musicale, e di conseguenza la musica come salvezza dell’anima, la mortalità in dialettica opposizione all’immortalità, la scelta tra la trascendenza della moralità cristiana e l’immanenza del buddismo contenuta in una statuetta del Budda posta strategicamente sul pianoforte ma mai messa in primo piano dalla macchina da presa. Da commedia sentimentale a melodramma il film pretende di riflettere e di far riflettere le ragazzine sul senso della vita dopo la morte e su quanto possiamo intervenire per aiutare gli altri a trovare la propria strada, metafora narrativizzata dalle tartarughe marine di cui si occupa amorevolmente la protagonista.
Hanno molti dubbi alla Disney Italia che The Last Song possa ottenere il successo che ha riscosso in America e per evitare il tonfo, si sono mobilitati con una campagna marketing imponente tra anteprime con le scuole e concorsi vari, con la speranza non troppo nascosta di puntare al passaparola e di creare un culto intorno al prodotto, trasformando la visione del film in un evento. Non si va più al cinema per godersi un bel film, ormai si esce di casa solo per “l’evento”, Avatar, Scontro tra titani, Alice in Wonderland.
Ci sono due fattori che però gli giocano contro. Miley Cyrus in Italia non ha quella notorietà tale da sbancare i botteghini e da spingere le ragazzine una domenica di primavera a uscire di casa per rimanere due ore sedute in poltrona. È una star ma per quanto planetaria, non di richiamo così forte nel nostro territorio. Il secondo fattore è il filone a cui Last Song appartiene: i film costruiti intorno a una star del pop hanno quasi sempre prodotto disastri commerciali, tranne Whitney Huston con Bodyguard, tra Michael Jackson, Madonna, le Spice Girls e Mariah Carey, l’incontro tra i due mondi, cinema e musica, ha generato flop. In più la scelta di Nicholas Sparks alla sceneggiatura, affiancato da tale Jeff Van Wie uomo d’affari prestato alla scrittura, rischia di essere controproducente, soprattutto per la virata luttuosa con cui si piega nel finale. Queste tre combinazioni unite ad una regia poco più che televisiva, rendono il film assolutamente dimenticabile, ma da preferire per qualità narrativa e ritmo agli omologhi di Moccia e Silvio Muccino. Almeno in America gli adolescenti stereotipati li sanno raccontare meglio. [matteo cafiero]