Lars
è un ragazzo timido, insicuro e introverso. Vive in
un garage accanto alla casa del fratello e di sua moglie e
lavora come impiegato in un ufficio. La morte dei genitori
lo ha bloccato. Il suo meccanismo si è inceppato e
non va né avanti né indietro. Nel suo mondo
non permette l'accesso agli estranei e ogni interessamento
lo subisce come un trauma.
Lars è atletico e robusto, ha una gran bella fantasia
e i suoi occhi tradiscono un bisogno d'affetto disarmante.
Proibisce ogni contatto fisico che lo fa stare male come se
qualcuno gli bruciasse una parte del corpo. La comunità
gli vuole bene, ma non sa come aiutarlo, tutti vorrebbero
fare qualcosa, andargli incontro e soddisfare le sue esigenze,
ma Lars non esprime dei bisogni particolari. Sembra felice
così com'è. Due donne in particolare cercano
di farlo uscire dal guscio, la cognata e la collega innamorata.
Ma Lars non vuole saperne e quando viene a sapere che su internet
può ordinare una bambola gonfiabile Lars se ne fa recapitare
una a casa.
I familiari sono sconvolti, il fratello soprattutto è
imbarazzato e pensa che l'unica soluzione sia ricoverarlo
in un manicomio, per poi darsi la colpa e di fatto paralizzandosi
di fronte a un comportamento che non sa più come definire.
Già perché dove tutti vedono una bambola gonfiabile,
una Real Doll, anatomicamente corretta, un artefatto costruito
all'unico scopo di procurare un prolungato e appagante piacere
sessuale, Lars vede in Bianca una donna da salvare, una povera
ragazza dell'Est che ha sofferto ogni genere di umiliazione
e persecuzione e che può finalmente restituirgli tutto
l'affetto che in una vita intera non ha mai ricevuto da nessuno.
Lars da una parte proietta in Bianca una parte di sé,
modellando sulle sue curve al silicone una biografia per molti
versi coincidente alla sua, e dall'altra si aspetta di essere
compreso e capito come da nessun altro.
Ma quando la situazione diventa talmente paradossale da non
potere essere più ignorata, Gus e sua moglie si rivolgono
alla dottoressa di famiglia per guarirlo. La psicanalista
sa quale chiave usare per essere accettata da Lars, e con
la scusa di guarire Bianca riesce a scavare nell'inconscio
di Lars che dovrà affrontare un percorso faticoso e
interiore per superare i suoi problemi di socializzazione
e dimostrare di essere una persona come tutti gli altri, soltanto
un po' più stravagante.
Ambientata nel freddo e nei paesaggi imbiancati dalla neve
del Midwest, dove è molto facile ritrovarsi da soli
senza un affetto, senza una fonte di calore, questa commedia
originale ed genuinamente spontanea si deve a uno dei talenti
più innovativi della televisione contemporanea, la
scrittrice Nancy Olivier, autrice di diverse puntate di Six
Feet Under, dove un certo umorismo tagliente e raffinato
si combina ad una vera e profonda conoscenza dei rapporti
umani.
Il copione fin dalle prime battute si presenta tenero e delicato,
non c'è nessuna indulgenza verso battute di bassa lega
verso chi fa uso di artifici del genere per compensare carenze
affettive e sessuali. Il regista e la sceneggiatrice si dedicano
con un ritmo morbido e coinvolgente a partire da uno spunto
provocatorio e trasgressivo uno dei vari drammi della società
contemporanea, occidentale. Per molti versi Lars e una ragazza
tutta sua è analogo a un altro ritratto compiuto pochi
anni fa da Paul Thomas Anderson in Ubriaco
d'amore. Ma mentre il film di Anderson prendeva una
piega assurda e volutamente grottesca cominciando da una situazione
di base quotidiana e diffusa, qui avviene il contrario. Da
un incidente scatenante assurdo e grottesco, cosa succederebbe
se un trentenne convincesse un'intera cittadina che la sua
sex doll è una donna come un'altra, si sviluppano dinamiche
concrete e realistiche. L'umanità che traspare da questa
coppia è contagiosa e appassiona un'intera comunità
che riesce a mettersi in discussione e a provare sentimenti
veri. Bianca è come un angelo salvatore, come lo straniero
senza nome di tanti western. Non ha un arco narrativo vero
e proprio ma grazie alle sue caratteristiche riesce a trasformare
gli esseri umani, a tirar fuori le loro paure e le loro insicurezze,
avvicinando gli uni agli altri.
La sorpresa assoluta è l'attore protagonista, giustamente
premiato al Torino Film Festival, capace di catalizzare su
di sé le energie positive che la fredda sceneggiatura
da sola non sarebbe mai riuscita a trasmettere. In mano a
chiunque altro si correva il pericolo che diventasse una commedia
volgare e pesante come se ne vedono tante sulle pulsioni post
adolescenziali che si respira a Hollywood. [matteo
cafiero]