La vie en rose
La môme
Regia
Olivier Dahan
Sceneggiatura
Olivier Dahan
Fotografia
Tetsuo Nagata
Montaggio
Yves Beloniak, Sophie Delecourt, Richard Marizy
Scenografia
Olivier Raoux
Costumi
Marit Allen
Musica
Christopher Gunning
Produzione
Alain Goldman
Interpreti
Marion Cotillard, Sylvie Testud, Clotilde Courau, Jean-Paul Rouve, Pascal Greggory, Emmanuelle Seigner, Catherine Allegret, Gérard Depardieu
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Francia
Durata
140'
Distribuzione
Mikado
Uscita
04-05-07

Premessa: raccontare per immagini la vita di personaggi famosi e maledetti, miti antichi e moderni, fa sì che le possibilità di colpire e appassionare gli spettatori siano maggiori. Raccontare vite vissute ed episodi più o meno tragici realmente accaduti è un modo per preservarsi probabilmente da insuccessi di pubblico. Quando la pellicola scalfisce i pensieri emotivi diventa più difficile soffermarsi su critiche costruttive.
La vie en rose
è la biografia di Edith Giovanna Gassion, La môme Piaf. Una delle più belle voci del Novecento, quella della francese Edith Piaf, al tempo stesso dea e puttana, nata nella povera Belleville e cresciuta nei bordelli e nei circhi, con madre (livornese) cantante di strada e padre saltimbanco, è maturata musicalmente prima in strada dove i soldi bastavano appena per il vino nelle osterie e poi nei cabaret di quart'ordine, fino al trionfo e la morte prematura. La pellicola racconta vizi, virtù, gioie, dolori, fortune, amori e debolezze di una vita forse troppo breve ma sicuramente colma di intensità. La regia, indolore, è affidata al talentuoso regista di film commerciali Olivier Dahan (I fiumi di porpora 2).
Partendo dall'ottima ricostruzione storica, e utilizzando un soggetto di per sé forte, il regista trova il giusto equilibrio tra kolossal americano e cinema francese d'autore mettendo in scena la vita della grande interprete senza farne un monumento ma mettendo in mostra i lati più oscuri. Il regista ci mette davanti tre piani narrativi: la vita di Edith dalla nascita, gli ultimi giorni di malattia e un terzo livello altalenante tra i vari momenti della sua affermazione artistica. Questo continuo sbattimento fra un'età e l'altra non è dispersivo, anzi rafforza il pathos grazie a scene che si assomigliano, ci interrogano e ci svelano il lato umano della star che ha fatto impazzire l'America. Breve parte per Gérard Depardieu, indimenticabile la prova di Marion Cotillard, in tutto e per tutto reale nella sua parte: la postura ingobbita, gli occhioni dolci, la grinta, la passione e sei ore di trucco quotidiano insaccandole la testa e deformandole le mani. Bravissima inoltre nel playback (le registrazioni sono originali, pagate assai care). "Non, je ne regrette rien", ci comunica il piccolo passerotto per l'epilogo. Difficile darle torto. Applausi.
[simone pacini]

Miglior Trucco Miglior Attrice Protagonista Marion Cotillard

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