Premessa:
raccontare per immagini la vita di personaggi famosi e maledetti,
miti antichi e moderni, fa sì che le possibilità
di colpire e appassionare gli spettatori siano maggiori. Raccontare
vite vissute ed episodi più o meno tragici realmente
accaduti è un modo per preservarsi probabilmente da
insuccessi di pubblico. Quando la pellicola scalfisce i pensieri
emotivi diventa più difficile soffermarsi su critiche
costruttive.
La vie en rose è la biografia
di Edith Giovanna Gassion, La môme Piaf. Una delle più
belle voci del Novecento, quella della francese Edith Piaf,
al tempo stesso dea e puttana, nata nella povera Belleville
e cresciuta nei bordelli e nei circhi, con madre (livornese)
cantante di strada e padre saltimbanco, è maturata
musicalmente prima in strada dove i soldi bastavano appena
per il vino nelle osterie e poi nei cabaret di quart'ordine,
fino al trionfo e la morte prematura. La pellicola racconta
vizi, virtù, gioie, dolori, fortune, amori e debolezze
di una vita forse troppo breve ma sicuramente colma di intensità.
La regia, indolore, è affidata al talentuoso regista
di film commerciali Olivier Dahan (I
fiumi di porpora 2).
Partendo dall'ottima ricostruzione storica, e utilizzando
un soggetto di per sé forte, il regista trova il giusto
equilibrio tra kolossal americano e cinema francese d'autore
mettendo in scena la vita della grande interprete senza farne
un monumento ma mettendo in mostra i lati più oscuri.
Il regista ci mette davanti tre piani narrativi: la vita di
Edith dalla nascita, gli ultimi giorni di malattia e un terzo
livello altalenante tra i vari momenti della sua affermazione
artistica. Questo continuo sbattimento fra un'età e
l'altra non è dispersivo, anzi rafforza il pathos grazie
a scene che si assomigliano, ci interrogano e ci svelano il
lato umano della star che ha fatto impazzire l'America. Breve
parte per Gérard Depardieu, indimenticabile la prova
di Marion Cotillard, in tutto e per tutto reale nella sua
parte: la postura ingobbita, gli occhioni dolci, la grinta,
la passione e sei ore di trucco quotidiano insaccandole la
testa e deformandole le mani. Bravissima inoltre nel playback
(le registrazioni sono originali, pagate assai care). "Non,
je ne regrette rien", ci comunica il piccolo passerotto
per l'epilogo. Difficile darle torto. Applausi. [simone
pacini]
Miglior
Trucco
Miglior
Attrice Protagonista Marion Cotillard
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