La pantera rosa
The Pink Panther
Regia
Shawn Levy
Sceneggiatura
Leo Blum, Steve Martin
Fotografia
Jonathan Brown
Montaggio
George Folsey,
Brad E. Wilhite
Musica
Christophe Beck
Interpreti
Steve Martin, Kevin Kline, Jean Reno, Emily Mortimer,
Kristin Chenoweth, Roger Rees, Beyoncé Knowles
Anno
2005
Durata
95'
Nazione
UK
Genere
commedia
Distribuzione
20th Century Fox

L’ispettore Jacques Clouseau fece il suo debutto sul grande schermo nel 1963 con la pellicola La pantera rosa di Blake Edwards. In quell’occasione l’ispettore era solo un personaggio di contorno della storia incentrata sul ladro interpretato da David Niven.
Solo dal secondo capitolo della serie (in tutto 7 pellicole compresa quella che vide protagonista il nostro Roberto Benigni), l’Ispettore diviene il perno centrale della saga, grazie all’interpretazione del grandissimo Peter Seller a cui il personaggio rimane indelebilmente legato.
Quando si sparse la voce di un nuovo capitolo della saga con un nuovo interprete del famoso ispettore, i dubbi per un confronto interpretativo ad alto rischio erano forti e difficilmente superabili.
Forse solo un interprete come Steve Martin poteva uscire non dico vincitore ma almeno salvando la pelle, da un confronto così proibitivo. E la scelta dell’attore-regista-sceneggiatore-produttore di Waco (Texas) è meno campata in aria di quanto possa sembrare. Diversi elementi accomunano Steve Martin a Peter Sellers, dalla mimica corporale, all’umorismo surreale dai toni grotteschi, alla dolenza di sottofondo che percorre molte delle loro opere con quella risata che spesso e volentieri si spegne in un’amarezza latente e soffusa.
La pantera rosa targato 2006 per la regia di Shawn Levy (Una scatenata dozzina, Oggi sposi… niente sesso) non è il remake dell’omonimo film del 1963, ma una storia originale che ruota intorno al furto del famoso diamante di color rosa, miscelando personaggi storici come l’ispettore Capo Dreyfuss (Kevin Kline) e nuovi di zecca come l’assistente Ponton (Jean Reno) e la femme fatale Xania interpretata dalla cantante Beyoncé, qui senza le compagne delle Destiny’s Child.
Naturalmente la storia è un semplice pretesto per dare vita ad una lunga serie di gag visive che se strappano una risata a denti stretti da una parte, dall’altra mostrano una povertà di idee e mancanza di originalità preoccupante, soprattutto se si pensa che alla sceneggiatura ha collaborato lo stesso Martin, dove in passato diede invece prova di essere un autore assolutamente di primo piano (Pazzi a Beverly Hills, Novocaine, Shopgirl).
Un film che visto il successo riscosso in patria, darà origine ad una nuova serie ma che manca inesorabilmente di quella vitalità intrinseca e non manifestamente sfacciata che la coppia Sellers-Edwards erano capaci di inoculare con il loro tocco nella materia filmica.
[fabio melandri]

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