La masseria delle allodole
id.
Regia
Paolo e Vittorio Taviani
Sceneggiatura
Paolo e Vittorio Taviani
Fotografia
Giuseppe Lanci
Montaggio
Roberto Perpignani
Scenografia
Andrea Crisanti
Costumi
Lina Nerli Taviani
Musica
Giuliano Taviani
Produzione
Ager 3, Rai Cinema, Eagle Pictures
Interpreti
Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Alessandro Preziosi, Angela Molina, Mohammad Bakri, Tcheky Karyo, Hristo Shopov, Yvonne Brulatour Scio'
Anno
2007
Genere
drammatico
Nazione
Italia, Francia, Spagna, Bulgaria
Durata
117'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
23-03-06

La masseria delle allodole si apre con una serie di flash che fotografano una situazione realmente accaduta durante quello che è stato definito “Il secolo breve”, a causa della frenesia vorticosa di guerre e massacri che ne costellarono la traiettoria.
Storie ricche di episodi e di memorie dolorose, che hanno visto uomini bianchi diventare carnefici di altri bianchi, sistematicamente, senza ragione alcuna se non un odio esaltato, che mescolava elementi religiosi e nazionalismo esasperato.
Raccontando di tali episodi, nella memoria collettiva balza subito agli occhi la questione razzista e antisemita, con tutto il bagaglio di orrori e brutture che reca con se.
Ma sorprendentemente ci stiamo riferendo ad altro, ad un altro genocidio per troppo tempo dimenticato, che vide un intero popolo di quasi 1,5 milioni di persone, soppresso sistematicamente, con una ferocia che fino ad allora non aveva avuto eguali nella storia contemporanea.
A partire da uno dei romanzi più famosi scritti sull’argomento, La masseria delle allodole, dell’italo-armena Atonia Arslan, i fratelli Taviani costruiscono la loro ultima opera, trattando con coraggio e senza remore un tema di cui tanto ancora si deve - e si dovrebbe - venire a conoscere.
La confezione è un po’ antica, di maniera: per tanti versi si intravedono le stesse difficoltà – sempre che si possano definire tali – dello stare al passo con i tempi di una modernità che viaggia sui binari dei ritmi vertiginosi e dei testi destrutturati che si sono avvertite nell’ultimo lavoro di Monicelli.
Ma nonostante questa endemica difficoltà, i Taviani riescono a mettere in scena una pellicola interessante, mantenendo fede alla loro peculiare cifra stilistica, dando al contempo vita ad un corpo narrativo solido, che solo a tratti cede alla tentazione del melò.
L’unico serio appunto è forse quella di non riuscire a sfumare bene i grigi, in un contesto storico in cui il bianco e il nero, il bene e il male, erano impossibili da scindere, permeando entrambi in misura diversa ogni possibile azione umana.
Il che semplifica forse eccessivamente gli intenti, facendo risultare poco organico e ficcante l’architettura del testo, ma non per questo ne inficia la pregnanza argomentativi e la passione encomiabile infusa nel racconto di una storia che descrive un periodo, non cedendo mai alla tentazione di una memorialistica intimista.
La masseria delle allodole, dunque, non strizza l’occhiolino al grande pubblico, a un certo modo moderno (o modernista) di fare cinema, ma non per questo non è un film necessario e profondo, girato più con la passione del cuore che con il calcolo della mente.
[pietro salvatori]