Con l’arrivo
della primavera, la natura si risveglia e con essa i suoi
abitanti: Verne la tartaruga, Ozzie e Heather la coppia di
Opossum, Stella la Puzzola, Hammy lo Scoiattolo, Penny e Lou
i Porcospini.
Ma il risveglio della gang del bosco è turbata dall’arrivo
di RJ il Procione in fuga dalle ire di Vincent l’Orso
a cui ha rubato tutte le provviste. Unica via di fuga per
RJ è recuperare le cibarie. Ma il tempo è tiranno:
una sola settimana. Solo con il contributo della gang riuscirebbe
a raccogliere abbastanza cibo per sfamare il palato e l’ira
di Vincent.
Naturalmente incomprensioni e solita morale di fondo stucchevole
e scontata fanno da contorno alla vicenda per riempire gli
ormai canonici 83 minuti di proiezione. Ennesima variazione
sul tema dell’unità della famiglia e sul valore
dalla cooperazione e dell’aiuto vicendevole per superare
le avversità della vita, La gang
del bosco dal punto di vista narrativo è assai
puerile e pretestuosa, al servizio di gag e battute sotto
il livello di attenzione.
Tratto dall’omonima striscia a fumetti scritta da Michael
Fry ed illustrata da T. Lewis che si nutriva di sarcasmo animale
ed acute osservazioni sul mondo umano visto dal punto di vista
animale, giunge sullo schermo con un notevole ritardo, sorpassato
dalle numerose opere simili in forme e contenuti passate sugli
schermi in questi ultimi anni. Non basta più inventarsi
nuovi animali da rappresentare, se poi le vicende vanno ad
assomigliarsi fin troppo l’una con l’altra. Lo
stesso antropomorfismo animale inizia a mostrare i segni di
stanchezza mentre il disegno si fa meno elaborato rispetto
ad animazioni passate targate DreamWorks; Shrek
su tutti.
[fabio melandri]
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