“Tutte
le famiglie felici sono simili le une alle altre; ogni famiglia
infelice è infelice a modo suo”. Dall’incipit
di Lev Nikolaevic Tolstoj nel romanzo Anna
Karenina è riassunta la vicenda de La
città proibita. Ambientata durante la Dinastia
Tang, una delle più illustri della Cina, risalente
a più di mille anni fa, la città racchiude i
segreti, i tradimenti e le tensioni proprie della famiglia
imperiale.
Per raccontarla si è riformata una coppia storica del
cinema: il regista di Lanterne rosse,
Hero e La
foresta dei pugnali volanti Zhang Yimou e la sua attrice
feticcio Gong Li. Il budget a disposizione è il più
consistente mai utilizzato nella storia della cinematografia
cinese: 45 milioni di dollari. Sono ben visibili: tra battaglie
create con migliaia di militari senza volto, colori che si
rifanno alle sfumature dell’arcobaleno, sparsi tra colonne,
pareti e pavimenti di tutte le stanze. Senza dimenticare i
sontuosi abiti, disegnati da Yee Chung Man. Tutto è
avvolto dai colori d’Oriente: nero, rosso e oro. Quest’ultimo
domina persino sul trucco di Gong Li, in particolare sulle
palpebre e sulle labbra.
L’equilibrio precario esistente fra l’Imperatore
(Chow Yun Fatt), l’Imperatrice (Gong Li) e i loro tre
figli viene scosso da tradimenti, menzogne, combattimenti
e passioni. L’imperatore è intrappolato in un
matrimonio di convenienza. Decide, con l’appoggio del
medico di corte, di avvelenare lentamente l'imperatrice che,
nel contempo intrattiene una relazione illecita con il figliastro
Principe Wan, a sua volta innamorato della dolce Chan, figlia
del dottore di corte. La pellicola rappresenta la perfetta
fusione fra il genere wuxia, quello dei film d'arti marziali,
e del melodramma di corte.
La città proibita è basato su Thunderstorm,
una delle più famose opere teatrali cinesi, scritta
nel 1933 da Cao Yu.
In Cina la pellicola nei primi quattro giorni nelle sale ha
raggiunto la cifra di 12,5 milioni di dollari, ma la critica
ha dato molta attenzione ai decolletè dei personaggi
femminili, molto generosi. Di certo l’intensità
espressiva di Gong Li regala momenti di tensione sublimi e
a Chow Yun Fatt basta sciogliere la folta chioma per esprimere
paura e impotenza.
Zhang Yimou ha dichiarato: “La città proibita
è il mio terzo film d’azione. Sono fermamente
convinto che la storia sia l’elemento più importante
di ogni pellicola. L’azione invece è soltanto
un mezzo per raccontare la storia. È uno strumento,
attraverso il quale vengono rivelati i rapporti e risolti
i conflitti”. [valentina
venturi]
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