La casa del Diavolo
The Devil's Rejects
Regia
Rob Zombie
Sceneggiatura
Rob Zombie
Fotografia
Phil Parmet
Montaggio
Glenn Garland
Musica
Tyler Bates, Rob Zombie
Terry Reid
Interpreti
Sid Haig, Bill Moseley, Sheri Moon, Ken Foree, Deborah Van Valkenburgh, Michael Berryman, William Forsythe
Anno
2005
Durata
109'
Nazione
USA-Germania
Genere
horror
Distribuzione
Eagle Pictures

Talentuoso musicista con la sua band White Zombie; appassionato creatore di fumetti con l’antologia horror “Rob Zombie’s Spookshow International”; visionario regista di videoclip prima e cinema horror dopo. Questo è Rob Zombie, personaggio imbevuto di cultura pop, ex-studente della Parson School of Design di New York ed una gavetta come design artist per numerose riviste porno. Il regista de La casa dei 1000 corpi firma oggi il violentissimo seguito La casa del Diavolo, in cui ritroviamo i sanguinari membri della famiglia Firefly circondati nel loro mattatoio familiare dallo sceriffo Wydell (William Forsythe) e da una squadra di uomini armati. Il conflitto a fuoco tra le due parti si conclude con quattro poliziotti uccisi ed i fratelli Otis (Bill Moseley) e Baby (Sheri Moon Zombie) Firefly in fuga attraverso il Texas. Nascosti in un motel isolato, i due ricercati aspettano il momento giusto per ricongiungersi con il loro fuggiasco padre, Capitano Spaulding, uccidendo chiunque si metta sulla loro linea di sangue. Con i cadaveri che si ammucchiano l’uno sull’altro, lo sceriffo Wydell scosso da un lutto familiare violento, avoca la legge nelle proprie mani aprendo così la strada ad una depravata e terribile vendetta.
Una pellicola che trasuda atmosfere da cinema indipendente anni settanta, condita da una visionarietà che pesca a piene mani nel fumetto - vedi il montaggio con le immagini che slittano fuori dallo schermo – con omaggi a pellicole pioniere del new american horror, da Non aprite quella porta di Tobe Hooper per l’ambientazione texana a L’ultima casa a sinistra e Le colline hanno gli occhi (non a caso crediamo in un ruolo di contorno troviamo Michael Berryman) di Wes Craven per la violenza a carattere sessuale e la tematica della famiglia deviata ma soprattutto depravata. Aleggia sul film e sui suoi personaggi un’aurea anarchica che raramente abbiamo riscontrato in opere simili, dove la violenza viene comunque sempre stemperata da un umorismo strisciante ed un’autoironia che caratterizza tutti i personaggi rendendoceli accettabili anche durante le loro performance più esecrabili.
Ritroviamo quindi la figura del Capitano Spaulding (Sid Haig) il clown demoniaco capace di rubare il nome ad uno dei personaggi interpretati da Groucho Marx e trasformarlo in una nuova icona del cinema horror contemporaneo al pari dei classici Freddy Krueger, Michael Myers, Jason Voors; Baby Firefly, interpretata dalla giovane moglie del regista Sheri Moon, sensuale e letale cattiva ragazza che tutti vorrebbero incontrare ma a cui pochi potrebbero sopravvivere per raccontarlo; Otis Firefly (Bill Moseley) la scheggia impazzita, la massa tumorale sanguinante della famiglia, il classico elemento in cui far convergere la disapprovazione del pubblico se non fosse per una forte autoironia che caratterizza le sue gesta – “I miei standard sono talmente bassi che difficilmente resto deluso” dice verso una prostituta che lo circuiva con languide occhiate -. La controparte viene rappresentata dall’ambigua figura dello sceriffo Wydell, provato dalla morte violenta del fratello da parte dei Firefly, cova una rabbia strisciante, coltiva sogni di vendetta e violenza che gli si rivolteranno contro come un sarcastico contrappasso.
Bella e coinvolgente la colonna sonora con brani dei Lynyrd Skynyrd, Terry Reid, Muddy Waters, Otis Rush, Buck Owens, Joe Walsh.
[fabio melandri]


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