Ieri.
Laura Siprien adotta un bambino di origine asiatiche. Il suo
nome è Liu-San. Al compimento del settimo anno di età
iniziano a verificarsi strani accadimenti, come una strana
voglia a forma di anello sul petto del bambino e una serie
di incubi vissuti contemporaneamente da madre e figlio.
Cosa si nasconde dietro tutto questo? E chi sono quegli uomini
che rapiscono il ragazzo? E come sono legati alla morte prematura
dei genitori di Laura?
Tratto dal romanzo di Jean-Christophe Grangé Le
Concile de pierre, autore de Il
Patto dei Lupi e I fiumi di porpora,
L’eletto ricalca la dimensione
animistica ed oscurantistica che aveva caratterizzato le pellicole
tratte dai precedenti romanzi dell’autore francese.
Una semplificazione della intricata trama del romanzo produce
una sin troppo banalizzazione dell’intreccio narrativo,
con personaggi come la dott.ssa Sybille Weber interpretata
da Catherine Deneuve la cui presenza è male giustificata
e snodi narrativi tirati via con sin troppo celerità.
Ne risulta un film imperfetto, incompiuto, con la netta e
sgradevole sensazione di una pellicola tirata via e costruita
ad immagine e somiglianza della sua sbiadita protagonista
Monica Bellocci. A tal riguardo racconta il regista e sceneggiatore
Guillaume Nicloux: "Quando scelgo un attore, so che,
attraverso la sua recitazione, contribuirà a guidare
il nostro percorso, a dare un ritmo e ad avere un impatto
su tutto quello che lo circonda. Quindi, si tratta di una
scelta fondamentale e Monica era perfetta per questo compito.
Lei è stata di grande aiuto e ha capito bene come mettere
insieme tutti gli elementi del film per costruire il suo universo
personale. L’eroina de L’eletto, così come
l’abbiamo descritta, è agli antipodi di quella
presente nel romanzo. Lei è probabilmente un’attrice
che è molto più misteriosa rispetto a Laura
Siprien, la nostra eroina, e che ha scelto un modo che era
forse meno evidente ed inaspettato, quindi il più efficace,
per dar vita alla creazione di questo personaggio. Io volevo
anche lavorare insieme a lei, per riuscire a mettere in evidenza
il suo volto più segreto, lontano dall’immagine
glamour che viene alimentata dai mass media. Quello che è
sorprendente di Monica, è che lei non rientra nei tradizionali
canoni di recitazione. Per prima cosa, non recita nella sua
lingua, e questo è un punto determinante. E poi sembra
sempre appesa ad un filo, c’è quest’ elemento
di fragilità, riservatezza e grazia che rende la sua
recitazione assolutamente unica. Direi che l’interpretazione
di Monica è uno dei punti fondamentali del film. Lei
si impone grazie al suo linguaggio del corpo, il modo in cui
si muove e il tono della sua voce, un ritmo assolutamente
perfetto per questo film.”
[fabio melandri]
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