L'aria salata
id.
Regia
Alessandro Angelini
Sceneggiatura
Alessandro Angelini,
Angelo Carbone
Fotografia
Arnaldo Cantinari
Montaggio
Massimo Fiocchi
Scenografia
Alessandro Marrazzo
Costumi
Daniela Ciancio
Musica
Luca Tozzi
Produzione
Bianca Film, Rai Cinema
Interpreti
Giorgio Pasotti, Giorgio Colangeli, Michela Cescon, Katy Saunders, Sergio Solli, Paolo De Vita, Paolo Pierobon, Emanuel Bevilacqua, Sauro Artini
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Italia
Durata
87'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
05-01-07

L’aria, perché evoca la libertà. Salata perché è irrespirabile, corrode i polmoni, è a termine.
Così il giovane e debuttante regista Alessandro Angelini spiega il titolo del film, la cui idea è nata durante il periodo in cui prestava volontariato nel carcere di Rebibbia a Roma. Un mondo fatto di uomini e donne chiusi in se stessi nel dolore e rimorso nei confronti dei familiari che vivono il carcere dal di fuori, ma ugualmente condannati ad una privazione, non della libertà ma dell’affetto di un padre/madre, marito/moglie.
E proprio la storia di una privazione e dei suoi effetti su un nucleo familiare costituisce l’ossatura di un film in cui il confronto/scontro tra i personaggi e la loro possibile ma non sempre realizzabile convergenza rappresenta l’elemento più convincente dell’opera.
Fabio è un giovane educatore che lavora con passione e dedizione al reinserimento dei detenuti nella società. Durante l’espletamento del suo dovere incontra un uomo condannato per omicidio e diversi reati minori compiuti in carcere che si rivelerà ben presto essere quel padre che abbandonò la famiglia tanti anni prima. Ma nulla è come sembra e bisogna avere la forza ed il coraggio di sapere ascoltare per capire la verità.
Un uomo dal carattere difficile, che non rinnega in alcun modo il suo passato, le sue scelte ed i suoi stessi errori. Un personaggio sfaccettato a cui dona carisma, sofferenza, vita un intenso Giorgio Colangeli, giustamente premiato alla Festa del Cinema di Roma dove il film correva in concorso. “Durante le riprese la sera evitavo di frequentare la troupe. Mi chiudevo nella mia stanza a disegnare, cercando di immaginare come ci si potesse sentire chiusi per 20 anni in un carcere, senza famiglia, senza relazioni, senza vedere un esterno. Ma la cosa che più ci interessava era indagare i problemi che esistono anche in circostanze normali tra un padre ed un figlio. La situazione carceraria serviva solo ad estremizzare tali problemi.
Una interpretazione esaltata dall’altrettanto ottima resa di un figlio rancoroso si ma al contempo voglioso di recuperare il rapporto con il padre reso da un Giorgio Pasotti che depurato da una certa recitazione sovraccarica alla Muccino, dimostra di essere un interprete ormai maturo per ruoli più sfaccettati. “Un personaggio difficile che vive emozioni e sensazioni forti, talvolta contraddittori. Un’implosioni di sentimenti contrastanti tra loro” così definisce lo stesso Pasotti il suo personaggio.
Un film che si avvale di una sceneggiatura molto matura e verosimile benché scritta a quattro mani da due ragazzi, Angelo Carbone ed il regista Antonelli che nella messa in scena opta per l’utilizzo della macchina a mano funzionale ad esaltare volti, silenzi, espressioni dei protagonisti evitando inutili pretese autoriali, alla von Trier per intenderci. Un film maschile alimentato da due figure femminili. La sorella di Fabio, interpretata da Michela Cescon che risulterà alla fine il personaggio più forte dell’intero dramma e la fidanzata del protagonista Emma (Katy Saunders) icona di quell’immagine familiare ambita sotto sotto dal protagonista ma a cui sarà per lui impossibile da realizzare. Uno dei migliori film, italiani e non, in circolazione. Un buon viatico per l’anno che verrà. [fabio melandri]



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