Harry
Lockhart (un ritrovato Robert Downey Jr) è un ladruncolo
dotato di fascino e di uno strampalato ottimismo. In fuga da
una rapina andata a male, inavvertitamente finisce in un'audizione
per un film poliziesco e, prima che possa rendersene conto si
ritrova a Los Angeles per un provino. Qui avrà a che
fare con il sempre meno limpido mondo del cinema, di affaristi
senza scrupoli e detective privati gay, di nome e di fatto (Val
Kilmer).
Inutile riassumere in poche righe una trama elaborata che pesca
a piene mani nella tradizione del cinema noir ed action (non
per caso regista e sceneggiatore è Shane Black, ideatore
della serie Arma Letale). Tra donne
fatali, omicidi, killer che sembrano usciti da un film dei fratelli
Coen – dovrebbero iniziare a chiedere i diritti a questo
punto – il film scivola veloce come un colpo di pistola,
senza lasciare tempo e modo di pensare; altrimenti il castello
incantato cadrebbe miseramente.
Esempio di cinema post-moderno ed autoreferenziale, dal titolo
onomatopeico che riassume in se due degli elementi che sono
alla base, qualora esistesse la ricetta ideale, di un film di
successo: sesso (kiss kiss) e violenza (bang bang). Siamo in
pieno cinema pulp, un film costruito come un romanzo noir alla
James Ellroy (con capitoli dai titoli accattivanti ed a tratti
logorroici) ma condito da un umorismo dai toni grotteschi che
rende verosimili anche gli eventi più improbabili (vedi
la sottotrama del dito tranciato).
Un film che mescola spazio diegetico con l’extradiegetico
come quando la pellicola viene stoppata, riavvolta e fatta ripartire
sotto i nostri occhi e gli eventi commentati ad alta voce da
uno dei protagonisti (ancora Downey Jr), come uno di quei fastidiosi
spettatori incapaci di non rendere partecipe l’intera
platea dei suoi personali commenti alla pellicola.
Ad ogni modo il film suscita minuto dopo minuto una crescente
simpatia e ben si adatta ad una serata senza troppe pretese
tra amici. [fabio melandri]
|
|