|
Anno
2011
Nazione
UK
Genere
comico
Durata
101'
Uscita
28/10/2011
distribuzione
Universal Pictures |
Regia |
Oliver
Parker |
Sceneggiatura |
Hamish
McColl |
Fotografia |
Danny
Cohen |
Montaggio |
Guy
Bensley |
Scenografia |
Jim
Clay
|
Costumi |
Beatrix
Pasztor |
Musica |
Ilan Eshkeri |
Produzione |
Working
Title, StudioCanal,
Relativity Media |
Interpreti |
Rowan
Atkinson, Gillian Anderson, Dominic West, Rosamund Pike |
|
A
distanza di ben otto anni dalla sua prima apparizione sul grande
schermo, ritroviamo il quantomai improbabile agente segreto
Johnny English (Rowan Atkinson) isolato in un convento buddista
a cercare di trovare la forza interiore dentro di sè.
Quando un'emergenza obbliga Pegasus (Gillian Anderson), implacabile
direttrice dell'MI7 a chiedere i servigi del nostro eroe per
sventare un attentato al premier cinese, si innescherà
una catena di eventi, che sposteranno l'azione da Hong Kong
alla Svizzera e sveleranno l'esistenza del Vortex, una associazione
segreta che punta a sovvertire i poteri dell'MI7 dal suo interno.
Solo Johnny English con l'aiuto di un'affascinante psicologa
(la Rosamund Pyke che fu davvero una Bond Girl in “007-
La morte può attendere”) potrà sperare di
venire a capo di un simile caos.
Esiste un soggetto cinematografico più celebre e allo
stesso tempo più suscettibile di parodia dell'affascinante
007 al servizio di Sua Maestà, sempre elegante, implacabilmente
a segno con donne bellissime e con l'accessorio ipertecnologico
da usare al momento giusto nella tasca interna dello smoking?
Un fil rouge che congiunge Lando Buzzanca a Leslie Nielsen ci
dice di no, così come gli incassi sorprendenti che hanno
accompagnato il primo capitolo di questa serie.
Rispetto a otto anni fa, questa volta si è puntato molto
di più sull'intreccio, costruendo una spy story con tutti
i tradizionali capisaldi: la ricerca della mela marcia dell'organizzazione
e la lotta per il possesso di un oggetto (una chiave in questo
caso) che veicola il potere. Le gag accompagnano le vicende
ma non fiaccano mai il ritmo, che sembra essere la priorità
dell'affidabile Oliver Parker. Se la gente andrà al cinema
però, sarà per ridere alle espressioni di Atkinson
e alle sue scriteriate azioni, che marcano tutta la pellicola
e che in qualche rara occasione sono davvero irresistibili,
rendendolo mattatore assoluto e offuscando suo malgrado il resto
del cast. Come i grandi comici, il fu Mister Bean può
permettersi il lusso di lavorare in economia, giocando su pochi
secondi di primo piano stretto o entrando in scena semplicemente
con i pantaloni infilati al contrario, centrando l'obiettivo
senza doversi profondere in smorfiette, rumorini o altri ridondanti
trucchi del mestiere.
Nell'epoca delle parodie volgari, seriali e spesso noiose, un
film ben realizzato che non aggiunge nulla, ma che puntando
ad una comicità immediata e semplice può strappare
sorrisi agli adulti così come ai più piccoli,
non può essere trattato con troppa sufficienza, ma forse
accolto come un segnale positivo, in particolare per il grande
pubblico.
[emiliano
duroni] |