Iron Man 2
id.
Regia
Jon Favreau
Sceneggiatura
Justin Theroux
Fotografia
Matthew Libatique
Montaggio
Dan Lebental, Richard Pearson
Scenografia
Lauri Gaffin
Costumi
Mary Zophres
Musica
John Debney
Interpreti
Robert Downey, Jr., Don Cheadle, Mickey Rourke, Gwyneth Paltrow,
Scarlett Johansson, Sam Rockwell, Samuel L. Jackson
Produzione
Kevin Feige, Louis D' Esposito, Jon Favreau, Stan Lee
Anno
2010
Nazione
USA
Genere
azione-fantascienza
Durata
125'
Distribuzione
Universal Pictures
Uscita
30-04-2010
Giudizio
Media

Il successo delle trasposizioni dal fumetto al grande schermo ha fatto sì che quasi ogni mese ci sia in programmazione un qualche supereroe e che ormai si possa quasi parlare di un genere a se stante. Il successo di “Iron Man” lasciava pochi dubbi in merito ad un eventuale sequel e puntualmente a distanza di due anni esce nelle sale questo secondo capitolo, diventando così la prima saga interamente prodotta sotto il marchio Marvel.
La storia prende inizio laddove era terminata, cioè dall’”outing” del miliardario Tony Stark (Robert Downey Jr.), il quale rivela di essere la persona sotto la corazza di Iron Man. Da qui si innesca una vorticosa storia che lo vede minacciato dal cattivissimo russo Ivan Vanko, interpretato da uno straordinario Mickey Rourke, supereroe attualizzato, a metà tra Whiplash (per via delle fruste letali) e Crimson Dynamo (per l’esoscheletro investito di elettricità). A complicare le cose ci si metterà il Governo, che vorrebbe prendere possesso dell’armatura di Stark per la paura di minacce simili da parte di altri Stati e per una sostanziale mancanza di fiducia nell’affidabilità del nostro; quando poi anche il rampante senza scrupoli Hammer (Sam Rockwell) aspira a divenire il nuovo magnate della progettazione di armature speciali a difesa dell’America, tutte queste forze negative convogliano unite proprio contro Stark. Ad affrontare simili ostacoli Iron Man arriva frastornato dall’attenzione e dal timore che suo malgrado genera in tutto il mondo esterno e dalla consapevolezza che la propria vita è destinata a consumarsi sempre più velocemente, se non escogiterà un nuovo metodo per fermare la tossicità del proprio sangue. Sarà dunque necessario l’intervento di altri personaggi “speciali” come la sexy “Black Widow” interpretata da Scarlett Johansson e l’amico Rhodes-War Machine (Don Cheadle), come della fedele assistente factotum Pepper Pots alias Gwyneth Paltrow.
Nell’immensa cosmogonia della Marvel, Iron Man occupa un posto speciale perché nasce come eroe anticomunista e difensore delle missioni americane in Corea e Vietnam. Nella prima parte del film si percepisce anche quel timore per i grandi pericoli che genera un potere così smisurato concentrato nelle mani di un singolo. Inoltre, Stark-Iron Man è un personaggio pubblico senza un’identità segreta e questo fornisce una chiave di lettura più che mai attuale sul bisogno di sicurezza delle masse e l’importanza che dall’altra parte ci sia un’immagine rassicurante e soprattutto mediaticamente credibile. Clark Kent o Bruce Wayne sono timidi e impacciati fuori dai loro costumi, mentre Antony Stark è un miliardario sfrontato e pure un po’ esibizionista, che anzi fa di tutto per nascondere i propri punti deboli (dal suo originalissimo pacemaker a un rapporto irrisolto col padre scomparso).
D’altra parte, il difetto a cui va incontro un film del genere sta proprio nel perdere, tra un esplosione e l’altra, la caratterizzazione dei personaggi e delle loro dinamiche, che è stata la fortuna delle grandi saghe Marvel, ma che troppo spesso è stata dimenticata in molte delle recenti trasposizioni di fumetti. Tuttavia lo script di Justin Theroux, che ha esordito alla sceneggiatura nel 2008 con la commedia “Tropic Thunder”, riesce a non perdere quasi mai il ritmo pur non rinunciando al dettaglio, anche se nella seconda parte a farla da padrone sono duelli spettacolari tra corazze indistruttibili e inseguimenti tra nuvole e grattacieli.
Il sostanziale equilibrio tra roboante blockbuster e storia di personaggi più o meno credibili si deve anche alla regia attenta di Jon Favreau (già dietro la macchina da presa nel primo episodio) e ad un cast davvero azzeccato, dalla faccia impertinente di Downey Jr. fino al cameo di Samuel Jackson. che ha tutte le sembianze di una passerella di star da fare invidia a molte delle produzioni attuali.
L’impressione è quella di uno scrupoloso lavoro “artigianale”, inteso nel senso più nobile e quindi il cui il fine ultimo è il divertimento del pubblico (i trascorsi nella commedia di regista e sceneggiatore non paiono assolutamente casuali), senza tralasciare la cura dei dettagli, dalla preparazione di tutti gli attori, all’impatto degli effetti speciali (l’entrata in scena di Ivan Vanko durante il Gran Premio di Montecarlo è memorabile). Di questi tempi, in cui si tende a produrre in fretta pensando più all’home video o alla televisione, un film che rende ragione di una visione sul grande schermo non solo per le immagini spettacolari è già di per sé una bella notizia.
[emiliano duroni]