Yousef
e Giuseppe sono amici di lunga data. Lavorano insieme da più
di dieci anni. Quando Yousef arrivò esule dalla Tunisia
iniziò a lavorare su un peschereccio, è lì
che conobbe quello che sarebbe diventato il suo miglior amico:
Giuseppe.
Dopo molti anni trascorsi sotto “Padrone” i due
amici decidono di mettersi in proprio acquistando un piccolo
peschereccio chiamato Medea.
Mentre il mondo è sconvolto dall’ennesimo attentato
terroristico, in Spagna un treno è saltato in aria
uccidendo centinaia di persone, la convivenza fraterna tra
Yousef e Giuseppe sembra un’isola felice in un mondo
che non lo è più. Ma quando la radio annuncia
che Yousef è un terrorista ricercato dalla Polizia
internazionale ogni certezza e sicurezza di Giuseppe nei confronti
dell’amico, iniziano lentamente a farsi meno, sino alla
più tragica delle conclusioni.
L’11 settembre ha lasciato cicatrici difficili da rimarginarsi
e la diffidenza tra gli uomini è quella più
profonda e strisciante. Se dopo i fatti delle Twin Towers
ci siamo sentiti tutti un po’ americani, allo stesso
tempo gli stessi potevano essere sanguinari terroristi. Su
questa intercapedine dei sentimenti e certezze umane cerca
di scavare Io e l’altro,
opera prima dello scrittore e regista tunisino Mohsen Melliti,
prodotto ed interpretato da Raoul Bova assieme ad un convincente
Giovanni Martorana.
La scelta di isolare i due protagonisti in mezzo al mare all’interno
del loro peschereccio elevandoli a 'caso esemplare' risulta
una scelta sin troppo didascalica che una regia incerta ed
uno spunto buono al massimo per un mediometraggio non riescono
ad elevare. Lo stesso dubbio sulla figura di Yousef e della
sua vera essenza di persona, terrorista o tragica omonimia,
viene risolto in maniera superficiale e sin troppo sbrigativa,
andando ad alimentare sensi di colpa occidentali difficili
da condividere. [fabio melandri]