Elsa
ha 82 anni e ne ha passati 60 sognando l’istante che
già Fellini aveva immortalato: immergersi nella Fontana
di Trevi, come nella Dolce Vita. Senza Marcello Mastroianni.
Alfredo dopo aver perso sua moglie, si sente sconvolto e confuso.
Elsa irrompe nella sua vita con brio, determinata ad insegnargli
che il tempo che ha da vivere – tanto o poco che sia
- è prezioso, e che va vissuto con gioia.
Un film costruito all’ombra di Fellini “Avevo
più o meno 14 anni quando vidi per la prima volta La
Dolce Vita. Lo vidi in un cinemino di paese, nella
provincia di Córdoba, Inriville.- ricorda il regista
Marcos Carnevale - Io, come Totó di Nuovo
Cinema Paradiso, vivevo nella cabina di proiezione
sognando del giorno in cui anch’io avrei fatto un film,
o almeno girato una scena come quella di Anita e Marcello
nella Fontana di Trevi.”
Un film felliniano nel titolo - l’originale suona come
Elsa & Fred - meno nel suo svolgimento, eccezion fatta
se non per i luoghi romani che i due protagonisti ripercorreranno
all’interno di una memoria comune, quella cinematografica,
che diviene memoria personale.
Storia d’amore geriatrico che punta tutto sull’appeal
due protagonisti Manuel Alexandre e China Zorilla fondato
su piccoli bisticci amorosi e sviluppi da melodramma abbastanza
telefonati e costruiti per montare l’emozione. Per chi
ancora riesce ad innamorarsi, un inno alla gioia che necessità
di una sospensione della verosimiglianza. Un sogno a cui piacerebbe
poter credere e vivere, di quelle storie insomma di cui il
cinema è pieno, la realtà molto meno.
[fabio melandri]