Vi
è un incanto nei boschi senza sentiero
Vi è un'estasi sulla spiaggia solitaria
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
In riva all'acque del mare profondo
E vi è un'armonia nel frangersi delle onde
Non amo meno gli uomini ma più la natura
- Lord Byron –
Uno dei cardini della cultura americano è il rapporto
dell’uomo nei confronti della Natura, madre ed al contempo
matrigna, ben espresso nella corrente del trascendentalismo
movimento del primo Ottocento che professava uno stile di
vita in profondo contatto con la natura e che vide nelle figure
di Ralph Waldo Emerson (Nature, 1836) ed Henry David Thoreau
(Walden, ovvero La vita nei boschi, 1854) i suoi massimi esponenti.
E proprio come un novello Walden, Christopher McCandless all’età
di 23 anni e fresco laureato, sceglie di abbandonare la sua
vita agiata per partire alla ventura, verso il grande Nord,
l’Alaska espressione di quella natura incontaminata
in cui l’urlo di Henry David Thoreau “Più
che l’Amore, i Soldi, la Fama, datemi la Verità.”
ha ancora un senso.
Spogliatosi dei suoi averi come San Francesco, intraprende
un viaggio fatto di piccoli e grandi incontri. Un road movie
dell’anima in forma di diario che si dipana attraverso
capitoli di un romanzo di formazione: l’abbandono della
sua vecchia identità per crearsene un nuova all’inizio
del viaggio, la dichiarazione di indipendenza dalla famiglia
incredula, l’intenso percorso che lo vede attingere
conoscenza e saggezza dalle persone e dai posti straordinari
incontrati, la calamità che lo porta alla sua stessa
imprevista scomparsa al culmine del viaggio che doveva cambiare
per sempre la sua visione del mondo.
Into the Wild è tratto
dal bestseller di Jon Krakauer, Nelle
terre estreme, che così spiega le origini del
romanzo: “Uno dei motivi per cui ho deciso di scrivere
il libro è che mi sono identificato con Chris e mi
sono sforzato di capirlo, anche se non pretendo di esserci
riuscito fino in fondo. Chris non era un ragazzo come gli
altri. Era molto egocentrico. Era ostinato. Era impetuoso.
Ma era anche un puro di cuore. E la cosa straordinaria di
lui, è che non accettava compromessi. Aveva grandi
ideali, un forte senso di rettitudine morale. Credeva che
la sua missione nella vita fosse quella di abbandonare la
via più facile. Molti lo hanno giudicato semplicemente
un pazzo incompetente e irresponsabile – perché,
si sono chiesti, non si è portato un’accetta
e una radio, andando in Alaska? Ma a loro, Chris avrebbe risposto:
non sarebbe più stata un’avventura. In un mondo
come quello di oggi, dove su una mappa non ci sono più
spazi vuoti, Chris ha lasciato a casa tutte le mappe.”
Il regista, sceneggiatore ed interprete Sean Penn ci ha impiegato
10 anni per portare sullo schermo la storia del giovane Christopher,
osteggiato in principio dalla famiglia McCandless affranta
e sconvolta per la perdita del loro unico figlio maschio sino
ad una collaborazione fattiva e partecipe della sorella Carine,
che ha messo a disposizione i propri diari, le lettere, i
ricordi più privati del fratello, aiutando Penn a dare
ancora maggiore spessore al personaggio del fratello.
Lo ha fatto con uno stile piano, documentaristico ed al contempo
epico, riempiendo il viaggio del giovane protagonista di facce
difficilmente dimenticabili e di paesaggi naturali sconvolgenti
per la loro bellezza ed al contempo crudeltà.
Una parabola morale senza moralismo, in cui la ricerca della
felicità passa attraverso il sacrifico. Il risultato
è un inno alla vita, all’indipendenza, all’avventura,
alla verità ed alla gioia di vivere perché come
dice il protagonista "Se vuoi qualcosa nella vita, datti
da fare e prendila!" [sara
chiu']